BRUXELLES – Sarà depositata il 14 luglio prossimo la sentenza della Corte di Giustizia europea riguardante la proroga al 2020 delle attuali concessioni demaniali balneari. Vale a dire, non è più ammissibile alcuna dilazione in merito. Navigano apoditticamente sul filo del rasoio i destini di oltre 28mila stabilimenti balneari italiani nonché di circa 400mila addetti del settore.
Gli ultimi giorni di maggio pareva avessero nuovamente riposto stille di speranza nelle mani degli operatori balneari i quali, senza dubbio, avrebbero preferito in un ulteriore rinvio della sentenza in autunno per poter programmare l’imminente stagione estiva. Secondo quanto dichiarato recentemente dal Ministro degli Affari regionali, Enrico Costa, l’intermezzo estivo avrebbe potuto consentire al governo di predisporre un’organica e coerente azione legislativa di sostegno al settore balneare.
Come dire, si tratta di sottigliezze più rituali che meritocratiche poichè – è ormai notorio – la sentenza della Corte di Giustizia europea sarà comunque negativa. Infatti le conclusioni prospettate, lo scorso 25 febbraio, dall’Avvocato generale presso la medesima Corte – Maciej Szpunar – confermano la piena incompatibilità della proroga rispetto alla coeva legislazione comunitaria. Sebbene le suddette conclusioni non siano giuridicamente vincolanti, generalmente la Corte si attiene alle stesse in sede di pronuncia definitiva.Il coordinatore di Cna Balneatori, Cristiano Tomei, ha già promesso l’avvio di una campagna di mobilitazione straordinaria dell’intera categoria: “questo è il momento – dichiara Tomei – di tenere la nostra categoria unita compatta e vigile poiché si entra in una fase viva del negoziato, con il governo e le regioni, attorno alle nostre richieste. Chiediamo la proroga di trent’anni per le attuali concessioni e la messa a gara per le nuove. Una sorta di doppio binario che rappresenta una base unitaria per tutta la categoria”.
La sentenza, va ribadito, produrrà effetti diretti ed immediati solo sulle concessioni oggetto dei ricorsi ai Tar di Lombardia e Sardegna ma, ciononostante, rappresenterà un precedente vincolante per tutti quei casi simili. Del resto, la Corte di Giustizia si esprimerà anche su questioni non ancillari quali, ad esempio, il diritto di proprietà delle opere realizzate su suolo demaniale. La giustizia amministrativa nazionale – Tar Toscana n. 328/2015 – ha infatti riconosciuto in capo al concessionario demaniale un c.d. diritto di superficie sugli immobili realizzati che, collidendo con le “pertinenze demaniali marittime”, produce parecchie incomprensioni.
Stefano Carbonara