ROMA – Grazie a una speciale antenna realizzata dai ricercatori dell’Università Sapienza di Roma sarà presto possibile usare il radar anche in fondo al mare. Fino ad oggi la ricerca del relitto di un aereo o di una nave sott’acqua poteva essere affidata principalmente a strumenti che utilizzano la propagazione del suono, come il sonar, perché la diffusione delle onde magnetiche (luce, microonde e onde radio) attraverso materiali quali i fondali marini viene invece attenuata perdendo di efficacia.
Il gruppo dei ricercatori della Sapienza di cui fanno parte Fabrizio Frezza e Nicola Tedeschi, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni, ha proposto per la prima volta l’uso di una particolare “antenna a onda ‘leaky'”, che permette alle onde elettromagnetiche di “viaggiare” attraverso fondali marini ed altri materiali dissipativi senza perdere di potenza o addirittura amplificandosi. “L’antenna – spiega Fabrizio Frezza – funziona sfruttando le caratteristiche di queste particolari onde che presentano in certe regioni di spazio un’amplificazione del campo emesso.
Le applicazioni di questi dispositivi potrebbero riguardare non soltanto l’individuazione di oggetti sepolti o immersi, ma anche la trasmissione di informazioni in mezzi con perdite, l’analisi di materiali e la microscopia, l’interazione con tessuti biologici.
Il risultato, presentato a Roma nel corso del workshop dell’ASI “La Componentistica Nazionale per lo Spazio: stato dell’arte, sviluppi e prospettive” e all’interno del progetto europeo COST Action TU1218, si basa su studi teorici pubblicati dal team di ricerca sulle riviste Optics Letters e Physical Review. Lo studio apre nuove strade allo sviluppo tecnologico di numerose applicazioni in campi dove finora potevano essere utilizzate solo le onde acustiche.