BRUXELLES – Non sembra aver suscitato nel cluster marittimo europeo tanta opposizione il nuovo testo sui servizi portuali, approvato dal Parlamento europeo, lo scorso 8 marzo 2016. Avevamo sottolineato solo l’amarezza dell’Associazione degli armatori europei (ECSA) che avevano visto tramontare, con il nuovo testo, la speranza di una liberalizzazione all’accesso del mercato dei servizi portuali, quali l’ormeggio, il rimorchio ed altri.
Il testo, infatti, è stato rivisitato dal Parlamento nei principi base proposti dalla Commissione europea, favorevole da anni alla liberalizzazione del mercato dei servizi portuali. L’accento è stato posto sull’organizzazione dei servizi, sulle attrezzature e sulla professionalità degli addetti preposti a tali servizi.
In un sistema portuale europeo, caratterizzato dalla diversità funzionale dei porti, dalla governance e gestione amministrativa non uniforme, dai diversi e differenti modelli organizzativi nella gestione dei servizi portuali, possiamo affermare che il Parlamento europeo non ha molto variato l’attuale assetto organizzativo della portualità europea. La dimostrazione viene dalla Segretaria generale dell’European Sea Ports Organisation (ESPO), Isabelle Ryckbost, che in una nota ha dichiarato: “Con questo voto, il Parlamento ha dato un segnale forte a favore di un’organizzazione dei servizi portuali che tenga conto della diversità dei porti in Europa, a favore di una maggiore trasparenza e a favore di una maggiore autonomia ai porti europei affinché stabiliscano le proprie tariffe.
Per svolgere il loro ruolo di gateway verso il mondo e per affrontare le varie sfide economiche, politiche e ambientali globali – ha sottolineato – la Segretaria Ryckbost – le Autorità Portuali hanno bisogno di alcuni strumenti che consentano loro di perseguire una strategia adeguata. Speriamo davvero che questi principi non vengano annacquati nell’ulteriore processo di negoziazione con il Consiglio.” In attesa anche di una valutazione italiana di Confitarma, gli armatori danesi, con la propria associazione, non fanno sconti e non aspettano a denunciare l’approccio del Parlamento a trattare questi problemi e che comunque andrà a peggiorare le relazioni di accesso al mercato dei servizi portuali.
Per gli armatori danesi è solo retorica politica quando si approva tutto sull’organizzazione senza variare nulla; senza tenere conto che i porti dovranno essere trasparenti in qualità di società pubbliche, ma non saranno obbligati a liberalizzare i servizi portuali, soprattutto in relazione al crescere delle dimensioni delle navi. Ed ancora, gli armatori danesi ricordano che da oltre un decennio la Commissione europea è impegnata, senza risultati positivi, nel liberare l’accesso al mercato dei servizi portuali, a danno di una competitività dei porti della Ue. Il testo del nuovo regolamento dal Parlamento al vaglio del Consiglio della Ue, per la formulazione finale.
Abele Carruezzo