ANCONA – Negligenze o imprudenze commesse dai comandanti delle navi sono le cause principali degli incidenti che nelle Marche hanno coinvolto imbarcazioni da pesca, unità mercantili e da diporto. Lo rivela la Direzione Marittima di Ancona, competente per tutta la regione, che negli ultimi tre anni ha svolto 25 inchieste formali relative per il 19% a mercantili, per il 48% a sinistri in cui sono stati coinvolti motopesca, e per il 33% a imbarcazioni da diporto.
In particolare le inchieste hanno riguardato gli infortuni sul lavoro (24%), le collisioni tra unità (32%), gli affondamenti all’ormeggio (12%), gli incendi a bordo (4%) e i danneggiamenti di unità da diporto (28%) nel tratto di mare di competenza delle Capitanerie di porto di Pesaro, Ancona e San Benedetto del Tronto, i cui Uffici svolgono le investigazioni sommarie.
Presso la Direzione Marittima di Ancona opera una Commissione permanente, presieduta dal contrammiraglio Francesco Saverio Ferrara, che si apre e conduce inchieste formali se i primi accertamenti svolti dalle capitanerie di porto dipendenti mettono in luce elementi di dolo o colpa, o anche su istanza di terzi. “La colpa del comandante dell’unità risulta essere la causa più frequente dei sinistri marittimi accaduti nella giurisdizione” dice la Direzione marittima.
Le responsabilità riscontrate a carico del comandante, anche in concorso con altri, sono la negligenza per nel 33% dei casi; l’imprudenza per il 28%; l’imperizia per l’8%; la violazione di norme regolamentari per il 31%. Tutta l’attività amministrativa viene trasmessa, dopo la ratifica da parte del Comando generale delle Capitanerie di porto, alla competente procura della Repubblica. Gli atti di polizia per la sicurezza della navigazione possono essere poi utilizzati come elementi probatori nei processi penali o nelle cause civili.