VIENNA – Si riparla ancora una volta, in questo scorcio di fine anno, di oscillazioni del prezzo del petrolio, divenuto “debole” sul mercato per via di contrattazioni poco chiare in Asia. Poi, vi sono altre cause, come quelle generate da un comunicato OPEC sui futuri tagli dei prezzi a partire dal 2016; un accordo sfumato fra Russia e OPEC per un cartello dei prezzi; una produzione USA giunta ai minimi termini, in quest’anno, con conseguente ribasso dei prezzi in borsa; infine, l’Agenzia Standard & Poor’s che ha valutato a ribasso il petrolio brasiliano da BBB a BB.
In quest’ambiente, l’OPEC taglia le previsioni sul prezzo del petrolio per tutto il 2016, e qualora limitasse la produzione forse la Russia e gli Usa potrebbero spostare le loro quotazioni di mercato su altro settore. Il prezzo del petrolio, da più di un anno, ha oscillato come una funzione a “denti di sega” sia per i motivi detti, e soprattutto perché è sceso dai 100 $ al barile del 2014 agli attuali 45 $.
L’OPEC è preoccupato che le giacenze oramai al collasso potrebbero causare un calo repentino della domanda che spingerà il prezzo a scendere ulteriormente. In Italia, purtroppo, come nella maggior parte dei Paesi consumatori, una discesa del prezzo del greggio non corrisponde in maniera proporzionale ad una diminuzione del prezzo della colonnina; ma al contrario, essendo soggetta ad accise, la pressione fiscale andrà a limitare drammaticamente i nostri benefici.
Quindi ad un abbassamento del prezzo del greggio potrebbe non corrispondere un abbassamento del prezzo alla colonnina. Per la Banca d’Inghilterra il calo della domanda di greggio è da attribuire solo in parte anche alla crescita se pur debole della Cina, a differenza degli ultimi attacchi di Parigi che nonostante tutto, non hanno avuto riscontri negativi in materia di forniture petrolifere.
Infatti, la Banca inglese sostiene che la domanda di petrolio non si è indebolita, ma al contrario è cresciuta gradualmente, come si afferma nel suo report e che il calo dei prezzi del greggio, non dovuto ad un aumento della produzione da parte della Cina come si immaginava, bensì è derivato da una drastica riduzione della domanda.
Nel settore dello shipping, invece, una diminuzione del prezzo del greggio porterebbe ad un aumento delle velocità di crociera delle navi nel trasferimento di merci proprio su quelle rotte commerciali che stanno determinando lo sviluppo dei Paesi asiatici.
Abele Carruezzo