Il Ministro Delrio: non tutti i progetti hanno priorità

– Molto si scrive e si legge sui porti in questo ultimo periodo. Si è consapevoli che lo sviluppo di un territorio passa per le attività portuali, unitamente alla intermodalità dei trasporti in chiave logistica. Ultimamente, il Ministro Graziano , a Genova, in occasione del commiato del presidente uscente dell’Authority Luigi Merlo, ha detto che la riforma dei porti è già stata fatta, chiusa ed approvata; per questo, lui stesso, unitamente al suo staff, si sta spendendo molto nel definire i nuovi porti regionali, in giro per l’Italia portuale.

Ma poco si sta riflettendo sull’efficienza infrastrutturale di una regione che dovrà essere messa a “sistema”, come se lo augura la nuova legge sulla portualità. Dopo tanti “piani operativi triennali” che i vari comitati portuali si sono affannati ad approvare; dopo le varie richieste di proroga di terminalisti, le varie concessioni demaniali e portuali approvate in quasi tutte le Autorità portuali, in attesa del “regolamento di attuazione”, le varie Amministrazioni delle “città-porto” si stanno interrogando sui “costi del non fare”  una opera portuale e quali rischi economici un territorio dovrà sopportare.

I movimenti ecologisti sono sempre pronti a denunciare i rischi all’ambiente ed alla salute che un determinata opera comporta, a patto che non si faccia nel “proprio giardino”. Ma a chi tocca denunciare i rischi economici in termini di ricchezza e occupazione, per un’opera progettata, pagata e non realizzata in ambito portuale e/o retroportuale, non è dato ancora sapere!

Non basta una lunga lista di opere senza affrontare il tema delle priorità; occorre una scelta decisa delle priorità collegate ai problemi logistici, di sviluppo competitivo del territorio. In sostanza una programmazione di qualità che sia in grado di conoscere i territori e i fabbisogni per definire gli obiettivi per infrastruttura portuale strategica. Basta con delle scelte operative che vedono realizzare piattaforme logistiche in terre non connesse e senza container; come pure porti con strutture portuali dedicate a traffici merceologici inesistenti. Occorre riportare l’attenzione sui bisogni reali dei territori e rendere prioritarie opere veramente utili; no a scelte legate a logiche politiche; solo in questo modo si potrà competere in una logica sistema portuale.