VENEZIA – Si è tenuta oggi la visita della delegazione Unesco World Heritage al Porto di Venezia; i commissari hanno assistito ad una prima presentazione presso la sede dell’Autorità Portuale e hanno poi partecipato ad un sopralluogo per visitare alcuni siti e aree che l’Autorità Portuale ha contribuito a mantenere, bonificare e riconvertire.
L’obiettivo della visita era quello di toccare con mano il contributo che l’intero comparto portuale offre alla città per preservare il “Bene Venezia” e rendersi conto della sostenibilità dei progetti di sviluppo in atto.
Il VI criterio secondo cui Venezia è stata inserita tra i siti UNESCO, recita che Venezia è conosciuta e riconosciuta da sempre come «Queen of the seas, directly and tangibly associated with the history of humankind» grazie alla sua capacità di sviluppare un ruolo internazionale nel commercio e nel collegamento marittimo con altri mercati che ha generato scambio e progresso economico e culturale. È evidente quindi che la tradizione marittima e marinara è per Venezia uno dei capisaldi da mantenere e incrementare.
“Venezia è da sempre porto” e lo è ancor di più oggi perché le attività marittime-portuali le consentono di raggiungere due obiettivi chiave che permettono: di generare direttamente occupazione e reddito da attività portuali e logistiche e di attrarne di industriali nella nuova Marghera. Redditi che i cittadini possono anche poi riversare sul mantenimento della città storica.; di preservare e migliorare il sito Venezia in tutte le aree di competenza portuale/marittima come il recupero del waterfront a San Basilio-Marittima.
Per fare alcuni esempi della rilevanza del contributo del porto al mantenimento e al miglioramento del “sito Venezia” è possibile citare alcuni dati: 13.560 e 1034 aziende che lavorano grazie al porto (dati 2014), di cui 4.255 occupati nell’area veneziana più ristretta; sono stati investiti per oltre 2000 ettari di superficie sono stati investiti circa 390 milioni di euro dal 1987 a oggi e sono stati bonificati oltre 115 ettari dal 1987 a oggi.
L’incontro è servito anche a chiarire l’equivoco che fa confondere i passeggeri delle navi da crociera con i turisti. I crocieristi che si imbarcano e sbarcano a Venezia sono al 99% turisti per la Grecia e la Turchia non per Venezia con la eccezione di meno di 200.000 passeggeri anno sui 2 milioni di crocieristi.
Con riferimento ai progetti di via alternativa a S.Marco e Giudecca per le navi da crociera APV ha spiegato alla Delegazione la sostenibilità della soluzione TresseEst Vittorio Emanuele e l’impraticabilità della soluzione alla bocca di Lido.
Venezia è sia “civitas” (insieme dei suoi abitanti) che “urbs” (la forma che ha assunto negli anni tramite un ambiente costruito), ed è nella convivenza tra questi due aspetti – spesso in contraddizione tra loro – che si deve trovare un equilibrio che consenta a Venezia (al Bene culturale ma anche ai suoi cittadini) di crescere e prosperare.Se è l’urbs la “Venezia storica” e la “Venezia lagunare” ad essere protetta dal Sito Unesco non dobbiamo dimenticare che è necessario preservare tutte quelle attività che invece alimentano e fanno vivere la “civitas” quindi la “Venezia funzionale” quella fatta di cittadini, di relazioni casa-lavoro e casa-servizi che rischia invece di scomparire con le sue tradizioni secolari e la sua unicità.
Sarà solo lo sviluppo della nuova dimensione metropolitana, quella che ingloba le attività produttive della terraferma, le aziende, le attività portuali e industriali, i nuovi quartieri i loro e i cittadini, che potrà contribuire a preservare il nucleo storico della città, quello che tutte le istituzioni internazionali si affrettano tutelare dal solo punto di vista culturale o ambientale.
Sarà solo grazie alla ricostruzione di una “città vera” (fatta di urbs e civitas assieme) capace di un nuovo protagonismo globale, che Venezia (tutta) potrà orgogliosamente riassumersi il compito storico di preservare il Bene culturale Venezia per le generazioni di domani.
Serve quindi costruire una nuova base economica, non fondata sul solo turismo, che possa dare la forza, l’autonomia e l’indipendenza necessaria al territorio perché possa trovare la forza di ri-approriarsi del “Bene Venezia”, di viverlo appieno, di conservarne la parte artistica e le tradizioni millenarie, senza per questo esserne schiava.