ROMA – Per Michele Pappalardo, presidente di Federagenti, la burocrazia amministrativa degli Enti portuali rappresenta uno dei “grandi nemici del sistema portuale e logistico italiano” che non consente all’Italia marittima di sviluppare competitività ed innovazione in un settore strategico come quello dei porti.
Questa è stata la declinazione del non sviluppo dei porti italiani all’assemblea dell’associazione degli Agenti marittimi di Lerici lo scorso 5 giugno. In effetti, il presidente Pappalardo evidenzia come in Italia vi sia una puntuale duplicazione di funzioni in più di venti amministrazioni per i controlli della merce che viaggia in nave; senza contare la moltiplicazione delle norme, circolari ed ordinanze e delle loro interpretazioni, che spesso sono diverse nei vari porti.
Per gli agenti marittimi, il caso di Gioia Tauro è emblematico e non è il solo: “Un numero crescente di spedizionieri internazionali impone alle compagnie di navigazione l’esclusione del porto di Gioia Tauro dall’elenco dei porti dove sbarcare la merce, a causa dei controlli spropositatamente più numerosi rispetto a quanto accade nei porti concorrenti: 13.803 ispezioni sui container, pari al 2% di tutti i container movimentati, quando a Valencia si ispeziona l’1% del traffico e al Pireo lo 0,01%”, ha sottolineato Pappalardo. Come pure sono state messe sotto accusa le procedure per il pagamento delle tasse di ancoraggio delle navi.
E’ stato sottolineato l’iter che un agente marittimo deve compiere per questa tassa: prima si reca in Capitaneria di Porto e presenta un proprio conteggio per la tassa sulla base della stazza e del tonnellaggio della nave; la Capitaneria verifica ed emette un ordine di introito; con tale documento, l’agente deve fisicamente andare in banca e fare emettere un assegno circolare che successivamente va portato in Dogana che lo incassa e rilascia una bolletta che, riportata in Capitaneria, servirà per avere il permesso a far partire la nave. Poi, se tutto questo accade di sabato o di domenica, l’agente rilascia lettera d’impegno.
Federagenti ha stimato che il ritardo di solo un’ora nelle spedizioni per una “burocrazia pesante” di venti tonnellate di merce ammonta a 12 euro e che su complessivi 250 milioni di tonnellate, il costo del sistema economico italiano è di 150 milioni di euro l’anno. A fine assemblea, gli Agenti marittimi hanno formulato un invito al Governo a fare una equa riforma dei porti italiani e che tutto il comparto deve maturare decisioni importanti per uniformare criteri e meccanismi di fissazione di tutte le tariffe oltre ad una semplificazione delle norme burocratiche per permettere una significativa mobilità delle merci.
Abele Carruezzo