RODI – Il problema dei migranti che i popoli del Mediterraneo e non solo stanno vivendo è sicuramente di difficile risoluzione e con orizzonti non del tutto chiari. Basti ricordare la forte differenza che esiste tra i termini “emigrante” e “migrante”; la differenza non riguarda solo la “e”.
L’Italia non ha dimenticato i propri emigranti nelle Americhe e Australia in cerca di lavoro tra fine‘800 e inizio del novecento; oggi, invece, si tratta di migranti che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalle malattie e quindi abbandonando le terre natie portano con se la propria lingua, le proprie tradizioni culturali, sociali e religiose e che difficilmente saranno capaci di una integrazione con una Europa secolarizzata e soprattutto laicizzata.
La questione dei migranti via mare, tra cui i flussi migratori marittimi nel Mediterraneo, Sud-Est asiatico, al largo dell’Australia e nei Caraibi è stata all’ordine del giorno di una tavola rotonda con l’IMO, Hellenic Coast Guard e giuristi dell’Università Internazionale di Tulane che si è tenuta ultimamente a Rodi a cura dell’Istituto Athena. Frederick Kenney, per conto dell’International Maritime Organization, ha sottolineato la difficile sfida che tale fenomeno sociale impone all’IMO e all’intero shipping che oltre a salvaguardare navi, equipaggi, merci e ambiente marino sono impegnati a soccorsi e recuperi continui migranti marittimi.
L’argomento è stato affrontato soprattutto dal punto di vista del diritto marittimo in seno al programma di studio che la Tulane University Law School sta dedicando alla legge del mare ed all’ocean management fino al prossimo 5 giugno 2015, grazie all’impegno del rettore Gunther Handl. Rodi vanta una tradizione culturale sulle questioni marittime, inclusa la sua antica e leggendaria “Legge del Mare”.