LIVORNO – Nel settore dei contenitori la domanda per Livorno potrebbe passare dagli attuali 580 mila ai 2,67 milioni di Teu nel 2035. È questa la previsione di massima cui sono approdati gli esperti della RTI, Ocean Shipping Consultants e D’Appolonia, che stamani, in Comitato Portuale e alla presenza del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, hanno presentato l’analisi sulle previsioni di traffico della Piattaforma Europa.
I traffici
Le previsioni sono state affrontate seguendo tre casi macroeconomici: il caso base (crescita continuata nel periodo 2015-2019); il caso basso (Instabilità continuata, la ripresa è più lenta e debole ed è seguita da un ritmo più lento dell’espansione nel medio termine); il caso alto (Ripresa migliorata, che presume migliori prestazioni dell’economia nel 2015 e uno sviluppo successivo più positivo).
Gli studiosi della OSC hanno formulato le previsioni di domanda per il porto di Livorno, partendo da una panoramica della situazione economica attuale riferita al mercato portuale dell’Alto Tirreno, che assegna a Livorno una quota pari al 13,8% del mercato locale di import/export; lo 0% del mercato internazionale di transito (verso i paesi dell’Europa centrale); il 16% con riferimento al mercato di trasbordo. Secondo la OSC queste quote di mercato rimarranno costanti per gli anni che vanno dal 2015 al 2019, “dopo di che gli sviluppi della Piattaforma Europa inizieranno ad avere un impatto positivo sui flussi annuali”.
Dopo l’iniziale “Ram-Up” si prevede infatti un generale incremento di queste quote, in che misura? È presto detto. La quota di mercato locale dovrebbe raggiungere il 20% entro il 2021 per poi aumentare ulteriormente al 23% nel 2025, arrivando al 25% nel 2030 e al 28% nel 2035.
La quota del mercato internazionale di transito dovrebbe raggiungere il 20% entro il 2021 per poi aumentare ulteriormente al 30% nel 2025, passando al 40% nel 2030 e al 50% nel 2035; anche se di importanza relativamente minore, la quota di trasbordo è destinata ad aumentare del 17% nel 2021; del 18% nel 2025, sino ad arrivare al 20% nel 2035.
Sulla base di questi dati, le previsioni sullo sviluppo della Piattaforma Europa non possono che essere positive, sia con riferimento al low case che a quello più ottimistico (high case). La domanda di container per Livorno dovrebbe infatti passare nel 2020 a 930 mila Teu, secondo lo scenario peggiore, o a 1 mln di Teu, secondo quello migliore; nel 2025 toccheremo il milione e mezzo di Teu, superandolo e arrivano a 1,63 mln sulla base della previsione più ottimistica. E così via: arriveremo a 1,90/2,08 mln di teu nel 2030 e a 2,33/2,67 mln di Teu nel 2035.
Ovviamente, tutto questo sarà possibile se e solo se a partire dal 2019 il progetto della Piattaforma Europa sarà prossimo alla completa maturazione. Nel caso in cui la PE non fosse sviluppata, “le prospettive per Livorno saranno problematiche”, si legge nel documento di 190 pagine redatto dagli esperti della società di consulenza. Infatti, la rincorsa al gigantismo navale avrà come immediata conseguenza la marginalizzazione delle strutture terminalistiche attualmente presenti nel porto commerciale. Tutto ciò – si legge nello studio – si tradurrà in un calo dei volumi di container. Gli ulteriori sviluppi di capacità previsti a Vado Ligure, la concorrenza dei terminal genovesi (Voltri e Sech), impongono invece che Livorno prosegua con il piano di ampliamento a mare del porto esistente.
L’opportunità di avere fondali profondi
Mentre vado Ligure e Trieste sono già preparate per soddisfare le esigenze future dell’accrescimento dimensionale delle navi porta contenitori, Livorno non riesce oggi a ricevere navi con capacità superiore ai 7mila Teu. Per gli studiosi della OSC i 16 metri di profondità offerti dal progetto della Piattaforma Europa sono più che sufficienti a soddisfare le esigenze delle navi di ultima generazione, ma sarebbe comunque prudente garantire al promoter che dovesse vincere la gara di project financing la possibilità di approfondire i fondali sino a 18 metri, qualora lo desideri. In sostanza, è consigliabile evitare quanto avvenuto in Darsena Toscana, dove l’imbasamento delle banchine a -13 metri rende impossibile approfondire i fondali al di sotto di quella quota.
Potrebbe essere sintetizzata in queste poche righe la parte dello studio dedicata ai dragaggi della PE. Da Londra, insomma, nessuno si è lontanamente sognato di mettere in discussione il progetto originario della nuova infrastruttura. Gli studiosi della OCS precisano infatti che anche le navi più grosse non pescheranno più di 16 metri di profondità. Per quale motivo? Beh, è prevedibile che le mega-ship da 22 mila o 24 mila teu aumentino in larghezza piuttosto che in lunghezza, non necessitando quindi di pescaggi superiori a quelli di cui necessitano oggi le triple E (18 mila Teu).
Nel documento, si legge che le 22 mila Teu avranno una lunghezza e una larghezza massima rispettivamente di 430 e 59 metri e pescheranno non più di 15,5 metri di profondità. Quelle da 24 mila Teu si svilupperanno invece o in lunghezza (450 metri, 59 di larghezza e 15,8 metri di pescaggio) o in larghezza (61,5 metri di larghezza, 430 metri di lunghezza e 15,5 metri di pescaggio).
Quindi, “la profondità supplementare dell’acqua rispetto ai progetti originali garantisce che il porto sia a prova di futuro contro eventuali cambiamenti previsti di flotta e dimensione a lungo termine”. È questo il sunto dell’analisi swot fornita dagli esperti della OSC.
“Sebbene – scrivono gli studiosi – un pescaggio di 16 metri sia più che adatto alle dimensioni delle navi che attualmente scalano Livorno, la possibilità di prevedere profondità maggiori permetterebbe allo scalo labronico di rispondere colpo su colpo a Vado Ligure e Trieste”. E poi c’è un’altra questione: mentre oggi il porto di Livorno ha saputo mantenere nel tempo una forte presenza nel mercato statunitense con riferimento alle rotte commerciali con la East Coast, sui traffici con l’Estremo Oriente ci possono essere molti margini di miglioramento. La Piattaforma Europa serve anche per vincere questa scommessa.
I collegamenti con l’entroterra
Va da sè, che per vincere la partita delle partite e attirare le compagnie di navigazione che servono il Far East, non basterà avere fondali profondi. Fondamentale, ai fini della scelta di un operatore portuale di fare scalo a Livorno, sarà la frequenza, l’affidabilità e la capacità dei servizi intermodali. Sotto questo punto di vista, per quelli della Ocean Shipping Consultant, lo scalo labronico ha molte carte da giocarsi: “Livorno è ben piazzata – sottolineano nello studio – e ha diverse vie di accesso che le consentono di raggiungere facilmente l’Italia centro-settentrionale. I nuovi investimenti nella rete ferroviaria (il riferimento è alla terminalizzazione ferroviaria delle due sponde della Darsena Toscana, e al progetto Raccordo) favoriranno poi una espansione dei rapporti commerciali anche con i mercati del centro Europa”.
In conclusione
Per gli studiosi interpellati, il progetto della Piattaforma Eruorpa è altamente concorrenziale, sia rispetto ai progetti attualmente in cantiere in altri porti (Piattaforma maersk Vado Ligure, in testa), sia rispetto ad altre strutture terminalistiche (Sech e Volrti a Genova; Trieste Marine Terminal nel porto friuliano). “La PE – scrivono gli esperti – sarà ben equipaggiato per soddisfare le esigenze delle compagnie marittime e offrirà una proposta convincente anche con riferimento ai mercati dell’Europa Centrale”, su cui esistono ampi spazi di manovra per la ricerca di nuovi profittevoli scambi commerciali.
Ma, come già detto, la PE non è solo una opportunità. Senza progetti di sviluppo del porto esistente, infatti, lo scalo labronico potrà tirare a campare sino al 2025, ma non oltre. Entro quell’anno, infatti, il numero di Ultra Large Container Ship in circolazione per i mari del globo terrestre sarà talmente elevato da condannare all’oblio tutti quei porti che non abbiano la capacità di gestire adeguati volumi di carico.
Senza la Piattaforma Europa, la quota di cargo continuerà a calare, passando dall’attuale 13,8% al 5% nel 2025, sin quasi ad azzerarsi nel 2035, quando a Livorno verrà movimentato appena il 2% del traffico complessivamente movimentato nell’Alto Tirreno. Insomma si tratterebbe di una estinzione vera e propria. Fortunatamente, la strada che conduce alla realizzazione della PE è già stata tracciata.