Volvo Ocean Race: per Team Vestas Wind il 70% nel 50%

NEWPORT – Gran parte dell’equipaggio di Team Vestas Wind è operativo presso il cantiere Persico Marine di Nembro, Bergamo dove il processo di ricostruzione avanza velocemente, secondo una tabella di marcia strettissima, per fare in modo che la barca possa tornare in regata a e prendere parte alle ultime tappe della .
Ferve l’attività nella struttura temporanea approntata presso Persico Marine di Bergamo con decine di persone che lavorano alle diverse parti della rinata Vestas Wind. Con gran parte del team sul posto, il programma ha subito se possibile una nuova accelerazione. A meno di un mese dalla tappa di Lisbona, la tabella di marcia è più serrata che mai, un’altra corsa contro il tempo per riportare in regata lo scafo blu, quasi completamente distrutto dopo l’incagliamento su una barriera corallina dell’oceano Indiano durante la seconda tappa.

“Siamo riusciti a costruire il 70% della barca nella metà del tempo che sarebbe stato normalmente necessario.” Spiega lo shore manager australiano Neil Cox. “Lo scafo è completamente nuovo, il 60% delle strutture interne è stato sostituito mentre siamo riusciti a riutilizzare il 70% della coperta originale. La coperta è l’unica parte che non è stata prodotta qui ma nel cantiere francese Multipast.”

In realtà la barca è stata completamente de-costruita prima che potesse iniziare il processo di ricostruzione, grazie al lavoro di un team di 18/24 professionisti provenienti da ogni parte del mondo, che hanno lavorato su turni. “E’ incredibile quanto si scopre su una barca in questo modo. È un prodotto davvero solido e affidabile.” Dice Cox che spiega anche che probabilmente la parte più dura è stata aderire alle rigidissime regole di monotipia della classe Volvo Ocean 65.

Come conferma il project manager di Persico Marine Matteo Bisio, spiegando che il concetto di one-design è stato centrale in tutto il processo e che il lavoro è stato condotto fianco a fianco con lo stazzatore della classe James Dadd, con ogni singolo pezzo misurato, pesato e verificato. Bisio sottolinea anche che per la società bergamasca questa è stata una “enorme sfida” da accettare. “Fin dall’inizio, sapevamo di potercela fare, in caso contrario non avremmo accettato. Ora siamo molto orgogliosi di aver contribuito a riportare Vestas in regata.”

Ora, effettuata la giunzione di scafo e coperta e il lavoro di verniciatura ormai quasi pronto, l’attenzione passa all’attrezzatura: l’elettronica, il motore, l’idraulica, l’attrezzatura di coperta, tutto sia nuovo che recuperato deve essere rimontato su Vestas Wind con l’aiuto delle maestranze del cantiere, degli esperti delle società fornitrici e dell’equipaggio.

Lo skipper Chris Nicholson conferma che quello che è stato fatto finora è un’impresa monumentale. “Tutti hanno fatto un lavoro eccezionale e hanno mostrato una dedizione totale al progetto. Devo anche ringraziare Persico, non credo che molti altri cantieri avrebbero accettato una sfida come questa.”

Lo scopo del team ora è di essere pronti a lasciare l’Italia in tempo per raggiungere l’obiettivo numero uno, ossia essere sulla linea di partenza della ottava tappa, in programma per il prossimo 7 giugno da Lisbona.

Chris Nicholson è conscio del fatto che per il suo gruppo questa si è trasformata in una gara completamente diversa. “E’ vero, lo spirito è totalmente diverso, ma è qualcosa che è nel DNA della Volvo Ocean Race. Le avversità sono parte dell’evento e della vela oceanica e ci si deve abituare ad affrontarle.” Spiega Nicholson confermando che il piano è di annunciare l’identità del nuovo navigatore del team durante la tappa di Newport.

Il viaggio da Bergamo a Lisbona potrebbe durare circa una settimana e il team sta attualmente valutando un possibile trasporto via nave verso la Spagna. “Il nuovo albero e il bulbo saranno già in Portogallo, quindi avremo 3 o 4 giorni a terra per montare tutte le componenti mancanti, fare i test necessari e possibilmente essere pronti per navigare di nuovo qualche giorno prima della in-port race di Lisbona.” Ha concluso Neil Cox.