GENOVA – Una riforma dei porti italiani, gestita in casa ligure? Lo scenario e tavolo tecnico è risultato quello dell’Assemblea degli spedizionieri liguri! Presenti il presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo, e la candidata PD a governatore della Liguria, Raffaella Paita (marito e moglie).
Il presidente Merlo, lo scorso gennaio, aveva comunicato formalmente al Comitato portuale la decisione di dimettersi dal proprio incarico nel giorno dell’insediamento della nuova giunta della Regione Liguria, nel caso in cui la moglie Raffaella Paita, candidata alla presidenza per il centrosinistra, venisse eletta. “Non c’è incompatibilità tra le cariche ma è una scelta di coerenza”, aveva dichiarato alla stampa. E’ noto la grande passione con cui il presidente Merlo offre nella governance del porto genovese e sicuramente la sua azione sarà rivolta ad affermare la strategicità del porto di Genova per garantire la conclusione dei progetti intrapresi e nel rispetto della comunità portuale intera.
All’Assemblea congiunta degli spedizionieri, il Presidente declina la sua riforma dei porti, ma puntualizza l’obiettivo strategico della campagna promozionale del porto di Genova, con modalità più ampie, quasi come gestire l’intera portualità italiana: “È necessario rafforzare il ministero dei Trasporti, portare anche i dipartimenti dell’Ambiente e della Pesca nel ministero. Faccio un appello ai parlamentari, dobbiamo combattere per due ragioni: autonomia finanziaria, trovando però un nuovo meccanismo, e sostegno alle dogane”.
Alla stessa Assemblea, la candidata alla presidenza della Regione ligure, spiana la rotta: “Un’agenzia nazionale dei porti con sede a Genova”, afferma Paita. Agenzia che potrà risolvere tutti i problemi della portualità italiana; strumento operativo strategico di un modello di governance per centralizzare l’intero sistema. Come dire, noi della “repubblica marinara” abbiamo deciso tutto compreso anche i personaggi da mettere al vertice di detta Agenzia. Avevamo si sperato in un ritorno del Ministero dei Trasporti e dell’Economia marittima, ma non si pensava a quello della o delle repubbliche marinare.