LONDRA – E’ sempre una buona notizia quando annuncia la liberazione di marittimi ostaggio di pirati, come quella di ieri. La direzione del programma di azione umanitaria contro la pirateria marittima, il Maritime Piracy Humanitarian Response Programme (MPHRP), ha accolto con favore la notizia che dopo 4 anni, 10 mesi e 9 giorni di prigionia dei pirati somali quattro membri dell’equipaggio del peschereccio tailandese Prantalay 12 sono stati rilasciati ed in questi giorni sono liberi sulla loro strada di ritorno, attesi dal Governo di Bangkok. “Siamo contenti di sapere del loro ritorno sicuro.
Siamo grati al team che ha reso possibile tutto ciò, mentre erano in pericolo. Continuiamo a sperare che i rimanenti 26 marittimi che sono ancora detenuti possano essere rilasciati a breve”, ha detto Peter Swift, presidente del MPHRP. Le relazioni di mediazione per il rilascio dei marittimi sono state portate avanti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per le azioni contro la droga e il crimine (UNODC) e l’Ufficio di azione umanitaria contro la pirateria marittima. Una volta liberati sono stati portati a Nairobi presso la Thai Embassy per sottoporli a visita medica e disporre per i loro documenti di viaggio per il rientro a Bangkok.
La nave era stata attaccata dai pirati somali e sequestrata il 18 aprile 2010 e, secondo l’International Maritime Bureau, i 1776 giorni rappresentano uno dei periodi di detenzione più lungo; in origine, l’equipaggio della nave da pesca, era di 25 membri; quattordici di loro, birmani, sono stati rilasciati nell’agosto 2011 e tra i restanti, si ritiene che sette siano stati uccisi o siano deceduti per malattia. Roy Paul, direttore del programma per MPHRP, ha detto che, “mentre l’equipaggio era tenuto in ostaggio a bordo della nave, le loro rispettive famiglie sono state tenute in ostaggio nelle proprie case.
L’armatore ha pagato alle famiglie piccole somme e per un periodo limitato; mentre in seguito per questi anni sono state sostenute dal MPHRP, utilizzando il Fondo famiglie, costituito da donazioni libere da parte di marittimi, armatori e volontari colpiti dalla pirateria”.
Questa è stata una settimana di rilasci da parte dei pirati somali; infatti, giorni addietro, tre marittimi nigeriani sono stati liberati, dopo l’attacco alla superpetroliera che provocò la morte del vice comandante. I pirati sono attualmente in possesso di almeno 53 ostaggi, tra cui 46 indiani su navi dirottate e altre sette persone a terra. Il Maritime Piracy Humanitarian Response Programme (MPHRP), approssimativamente si occupa dei 500.000 marittimi che annualmente attraversano zone di mare infestate dai pirati.
Il MPHRP è sostanzialmente un programma di azione, sotto l’egida delle Nazioni Unite e la sorveglianza dell’IMO, voluto da armatori, managers, agenzie per il lavoro marittimo, assicuratori, associazioni professionali e del welfare marittimo, unitamente alle organizzazioni governative ed intergovernative; sin dal 2008 si occupa di assistenza a supporto dei marittimi ostaggio e delle loro famiglie.
La loro azione H24 si manifesta con un’assistenza professionale sia prima, durante e dopo l’incidente di pirateria; promuovono corsi di formazione agli equipaggi e ritenendo necessario rafforzare il sostegno umanitario dei lavoratori marittimi vittime di atti di pirateria e delle loro famiglie, ha pubblicato il manuale intitolato “The Good Practice Guide for Shipping Companies and Manning Agents for the Humanitarian Support of Seafarers and their Families”.
Abele Carruezzo