Volvo Ocean Race: le prime, dure, 24 ore

– Come previsto, le prime 24 ore della quarta tappa della , da Sanya ad Auckland, non hanno dato un attimo di respiro alla flotta, che avanza di bolina nel Mar Cinese Meridionale verso la punta settentrionale delle Filippine. Vento forte e onde molto alte stanno mettendo a dura prova le sei barche in regata e i 57 velisti oceanici. La flotta è ancora raggruppata in poco meno di 9 miglia, guidata da Dongfeng Race Team, Abu Dhabi Ocean Racing e MAPFRE, e tutti cercano di uscire indenni da queste condizioni potenzialmente pericolose per barche, uomini e attrezzature.

I sei team hanno lasciato l’isola tropicale di Hainan ieri mattina, ma la prima notte di navigazione si è dimostrata poco benevola nei loro confronti, se non addirittura brutale. Navigare controvento con 20/30 nodi di vento non è certo una situazione ideale e se a questo, si aggiunge uno stato del mare “cattivo” con onde sui 4/5 metri, la cosa è tutto tranne che piacevole.

Il forte vento presente sull’area è la conseguenza di una zona di altra pressione situata fra le città cinesi di Shanghai e Qingdao, che crea un robusto monsone di nord-est lungo la rotta per lo stretto di Luzon, ossia fra Taiwan e le Filippine, proprio dove sta facendo rotta la flotta. Secondo le previsioni le condizioni dovrebbero migliorare una volta le barche usciranno dal Mar Cinese Meridionale per entrare nel Mare delle Filippine, ma lo stretto dista ancora circa 400 miglia. Curiosamente quest’area del pianeta è nota per il gigantesco movimento ondoso sottomarino, un fenomeno del tutto invisibile ma che ha forti effetti sul clima e l’ecosistema oceanico.

I velisti stanno cercando di resistere a una situazione molto poco confortevole, che in alcuni casi ha causato anche mal di mare, e di entrare nel ritmo della navigazione, cosa tutt’altro che semplice. Come racconta l’onboard reporter Amory Ross da bordo di Team Alvimedica: “E’ una sensazione di nausea indescrivibile, quella che prende nelle prime 36 ore dopo una partenza dura, lo stomaco sottosopra non ti permette di fare quasi nulla, o almeno in modo normale.

Il corpo ha bisogno di tempo per acclimatarsi, tempo che non abbiamo avuto, e non importa se hai vomito o meno, ti senti una schifezza e di solito dura finché le condizioni non migliorano. La cuccetta è forse l’unico posto dove si potrebbe stare meglio, ma in realtà non riesci a entrarci. Ci sono vele da cambiare, una barca da portare, cibo da cucinare e persino un blog da scrivere. Tutti hanno qualcosa da fare… l’unica soluzione è pensare che poi le cose miglioreranno. 30 nodi sulla faccia e un’onda ripida e cattiva sono scomodi, ma andare veloci è un’altro tipo di lotta, non sono condizioni che abbiamo potuto provare prima, non ci sono ancora famigliari.”

Gli fa eco il collega Matt Knighton da Azzam, la barca del team Abu Dhabi Ocean Racing. “Azzam sbatte così violentemente che non riesco nemmeno a scrivere una frase tutta intera. Le ultime 24 ore sono state senza dubbio le più dure di tutta la regata. Il vento ha continuato ad aumentare e le onde non hanno nessuno ritmo. Non appena ci sono dieci secondi di calma apparente, la barca si lancia giù da un’onda e le cose cadono dappertutto, il colpo sull’acqua è così forte che si riverbera sull’albero e per tutto lo scafo. Non è molto confortante sapere che la flotta è vicina e che stiamo tutti soffrendo allo stesso modo.

Moltiplica solo la possibilità che qualcuno rompa qualcosa. Per ora non ci sono scelte tattiche è solo una questione di rimanere tutti interi.” Knighton riporta anche il racconto dello skipper , che definisce il Mar Cinese meridionale come il “mare delle rotture certe”, avendolo sperimentato nell’edizione del 2008/09 quando sia lui che Chuny Bermudez furono costretti a riparare con le rispettive barche alle Filippine, dopo aver sofferto gravi danni. “Quando abbiamo rotto con Green Dragon era peggio però, c’erano 50 nodi e onde di 10 metri!”.

Secondo il meteorologo della regata Gonzalo Infante, domani mattina la flotta incontrerà le condizioni più dure, con 25 e fino a 35 nodi di bolina. “A questo si aggiunge lo stato del mare pessimo, i continui salti sulle onde, alla frequenza di una ogni 5 secondi, che vuol dire 72 ogni ora e non meno di 1.500 in un giorno. Le vibrazioni mettono alla prova i materiali e anche i velisti, che sono costretti a dormire, quando riescono, con i piedi verso prua.”

E, tuttavia, pare che la flotta non incontrerà una situazione “non navigabile” come successo in passato in questa zona. Infante prevede che la flotta opti per la rotta più diretta verso lo stretto di Luzon, anche perché in queste ore è attivo un tifone nell’area della costa sud-est delle Filippine, che potrebbe avere un effetto sugli alisei che i team sperano di poter agganciare dopo il passaggio dello stretto. Ma per vedere cosa veramente succederà, non si può far altro che attendere l’evoluzione della meteo.

All’ultimo rilevamento delle posizioni i battistrada sono i leader della classifica generale, i franco/cinesi di Dongfeng Race Team, seguiti a pochissima distanza da Abu Dhabi Ocean Racing con il quale si sono dati il cambio al vertice per tutta la notte. Terzi sono spagnoli di MAPFRE, quarto Team Brunel, poi Team Alvimedica e Team SCA. I sei scafi sono comunque tutti racchiusi in un raggio di poco meno di 9 nove miglia e navigano con velocità tutte superiori agli 11 nodi.