HONG KONG – Anche l’Associazione degli armatori di Hong Kong si schiera contro il regolamento europeo sulle le emissioni di CO2 prodotte da navi mercantili. Così, dopo l’opposizione di altre associazioni dello shipping internazionale, come BIMCO, ICS, ECSA, ora è la volta della HKSOA (Hong Kong Ship Owners Association).
Il comunicato dell’Associazione HKSOA è molto duro ed annuncia una opposizione forte in tutte le sedi diplomatiche per evitare l’approvazione dei regolamenti dell’Unione europea di monitorare, rendicontare e verificare (MVR) le emissioni di CO2 del trasporto marittimo; approvazione che rimane “prematura” e piena di difficoltà nella sua applicazione. Per gli armatori di Hong Kong i regolamenti che riguardano il trasporto marittimo, come sempre e da sempre, devono avere un orizzonte globale e devono essere legiferati tramite una Organizzazione internazionale come IMO, viste anche le difficoltà che l’intero shipping mondiale incontra nel rispettare molte norme regionali, soprattutto diverse, e a volte contraddittorie.
L’HKSOA sottolinea anche una questione legale: l’UE può anche legiferare regolamenti che sono validi al suo interno; ma non essendo l’UE un membro dell’IMO va a compromettere gli Stati membri inficiando la loro l’autonomia e la loro capacità giuridica, comportando dei rischi di azione regionale unilaterale. L’HKSOA ricorda ancora che l’IMO ha già adottato l’indice sull’efficienza energetica (EEDI) dei mezzi di trasporto della UE; strumento quasi equivalente alle norme sulle emissioni, ed in più proprietari ed operatori delle industrie di trasporto marittimo sono obbligati a mantenere l’efficienza delle navi con una piano, lo Ship Energy Management Plan (SEEMP).
L’Associazione degli armatori di Hong Kong contestano anche il concetto di “lavoro di trasporto marittimo” espresso nel regolamento UE: “ moltiplicando la distanza in miglia percorsa con la quantità di merci” trasportate da una nave andrà a favorire società poco scrupolose, compromettendo rotte e viaggi che risulterebbero antieconomici, riducendo così l’efficienza del trasporto marittimo. L’Associazione, infine, ha invitato il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea a riconsiderare la proposta di regolamento, come rimarca il comunicato: “sembrerebbe che tale regolamento sia stato concepito e sviluppato prematuramente senza la corretta considerazione di tutti i fattori e le conseguenze non intenzionali che ne possono derivare”.