Costa Concordia: le barriere sommerse come risorsa per ambiente e economia

GENOVA – La scienza scende in campo a sostegno della proposta del Comune del Giglio di non smantellare le strutture d’acciaio subacquee realizzate per il recupero della .

Su iniziativa dell’ dall’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee il gotha della biologia marina ed esperti di scienze ambientali e di subacquea si riuniranno a Genova martedì 25 novembre all’Acquario di Genova per valutare, da un punto di vista scientifico e tecnico, la richiesta del Comune del Giglio.

L’opposizione arriva dal Ministero dell’Ambiente che ha richiesto la totale rimozione di queste strutture e il ripristino dei fondali in base all’accordo stipulato tra Costa Crociere, società assicuratrici, Ministero e Conferenza dei Servizi Stato/Regione. Le barriere sommerse, spiegano gli esperti, in determinate condizioni ambientali favoriscono la nascita di un habitat nel quale molte specie trovano riparo e protezione. Un vantaggio sia sotto il profilo biologico – diventano spesso zone di produzione e di concentrazione di specie anche d’interesse commerciale – che ludico, poiché una barriera diventa un luogo d’immersioni subacquee con ricadute economiche anche di rilievo.

La tematica si estende a situazioni analoghe in Adriatico, dove si trovano molte piattaforme petrolifere disattivate e che potrebbero essere sfruttate a fini ambientalistici e occupazionali. All’incontro sarà presente il sindaco del Giglio Sergio Ortelli. Atteso il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti.

“In questo momento – sostiene Riccardo Cattaneo-Vietti, professore ordinario di Ecologia all”Università Politecnica delle Marche – l’Italia ha la possibilità di ritrovarsi, senza alcun costo, una barriera artificiale già costruita e posizionata. Un’opportunità fortuita, offerta dalle piattaforme subacquee costruite all’ su cui è stato posizionato il relitto della Concordia, prima di procedere al suo rigalleggiamento. Demolire queste strutture, oltre all’evidente costo, può essere ancora una volta una fonte di inquinamento per quelle acque. A questo punto, è meglio lasciar fare alla natura”.

“Prima di tutto – afferma Francesco Cinelli, già professore ordinario di Ecologia all’Università di Pisa – la proposta di smantellare tutto e di riportare il fondale “alle origini”, una volta rimossa la Concordia, fu fatta sull’onda dell’ emergenza e dello shock dell’evento e di un protocollo firmato in fretta e furia, non conoscendo assolutamente quali sarebbero stati i sistemi di recupero da utilizzare e le relative strutture da mettere a mare”.