“Ci sono cose nella vita che stupiscono e lasciano sempre senza fiato. Un esempio? Vedere partorire in natura un cavalluccio marino. In più di trent’anni di immersioni, le volte che ho avuto l’onore di assistere a questo piccolo miracolo si contano sulle dita di una mano. Il mare ed i suoi segreti sono il nostro credo e la fotografia il mezzo per condividerne la bellezza”.
Ecco in una sintesi il pensiero di Francesco Turano, fotografo dalla spiccata propensione naturalistica, nato a Reggio Calabria nel giugno del ’65 e di cui oggi si può ben affermare che abbia passato tre quarti della sua vita a scrutare i fondali dello Stretto di Messina e del Mediterraneo, spaziando sino ai mari dei caraibi e gli oceani sconfinati, immortalando coi suoi scatti le bellezze custodite dalle acque.
Francesco Turano annovera tra i suoi talenti anche doti di grande comunicatore, è autore di libri ed un impegnato educatore ambientale. Queste sue passioni lo hanno reso uno tra i più apprezzati fotografi nazionali, un’istituzione nel Meridione. Eccone dunque in esclusiva un’intervista per i lettori del Nautilus.
“La prima macchina fotografica l’ho ricevuta all’età di dieci anni e da allora non ho più smesso di fotografare e condividere il mondo che circonda ognuno di noi – racconta Francesco Turano – Quando poi ho iniziato ad immergermi, ho unito in breve le due passioni. Ancora e soprattutto oggi mi considero straordinariamente fortunato. Sono nato in riva allo Stretto, nel cuore del Mediterraneo, ho potuto e vivo questo nostro mare in maniera intensa ed oggi vedo coronata la mia carriera da grandi soddisfazioni umane, come mio figlio Raffaele, che ad appena nove anni già si immerge con me”.
Francesco Turano ha vissuto da protagonista il passaggio dalla pellicola al digitale, iniziando a fare pratica con una macchina modello “Calypso”, sulle orme del grande oceanografo francese Jacques-Yves Cousteau, proseguendo con una Reflex, sigillata nel suo scafandro da immersioni.
“Il Mediterraneo ha sofferto e soffre l’inquinamento e l’impronta antropica, anche se quest’ultima non è sempre nociva – prosegue Turano – La pesca intensiva ha duramente colpito la fauna marina, specie al largo delle coste italiane, mentre in Calabria l’abusivismo edilizio degli anni ’80 ha portato ad una deleteria accelerazione dell’erosione costiera, colpendo la flora subacquea. La natura però trova le sue strade per il trionfo della vita. Le forti mareggiate spesso abbattono i blocchi delle barriere frangiflutti, i quali slittando a mare e vengono inglobati dall’ambiente, creando nuovi habitat per piante ed animali, soprattutto molluschi e crostacei. Non illudiamoci però, come uomini siamo chiamati a riparare ai danni inflitti alla natura”.
Da qui l’impegno che Francesco Turano porta avanti nelle scuole, calabresi ed italiane, alternando lezioni di ecologia e rispetto verso l’ambiente e la vita, ad immersioni con gli studenti, affinché vedano coi loro occhi e capiscano per cosa siano chiamati a tutelare.
Francesco Ventura