Nei giorni scorsi, i ministri e delegati degli Stati che hanno firmato il Codice di Gibuti sull’anti-pirateria si sono incontrati a Londra, per l’avvio del regolamento di applicazione dello stesso codice. Il Codice di condotta di Gibuti mira alla repressione della pirateria e delle rapine armate contro le navi che transitano nelle acque occidentali dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden.
I partecipanti hanno riconosciuto la necessità di sviluppare una struttura operativa, a livello regionale, che faccia propria l’agenda anti-pirateria con la corretta applicazione suggerita dall’IMO; cioè una nuova progettualità per migliorare la capacità di contrasto a tutti gli atti di pirateria, tramite una maggiore cooperazione ed un più puntuale coordinamento regionale.
La risoluzione, approvata sotto la super visione dell’IMO, prevede da subito l’istituzione di una nuova struttura, sostenuta durante la fase transitoria sempre dall’Organizzazione Marittima Internazionale, per l’attuazione in quella regione del Codice di condotta di Gibuti. Alla riunione hanno partecipato, oltre ai ministri interessati, anche rappresentanti di Stati impegnati in questo progetto, tra cui l’Unione Europea, ReCAAP, (Regional Cooperation Agreement on Combating Piracy and Armed Robbery against Ships in Asia),la NATO (North Atlantic Treaty Organization) ed il Gruppo di contatto anti-pirateria che opera al largo della costa della Somalia.
Il Segretario generale dell’IMO, Koji Sekimizu, si è congratulato per l’esito positivo della riunione ed ha garantito il pieno sostegno da parte dell’IMO per una più efficiente capacity-building per ridurre ulteriormente il fenomeno della pirateria e del terrorismo marittimo, anche in vista della riduzione in futuro della presenza delle forze armate in tale regione marittima.
Ricordiamo che il Codice di condotta di Gibuti è stato firmato nel gennaio del 2009 ed annovera, oggi, l’adesione di 20 Stati; nell’aprile del 2010 è stata istituita una Unità multi-nazionale di attuazione del progetto (Project Implementation Unit) presso la sede IMO per assistere gli Stati firmatari ad attuare il Codice, con un badget iniziale di 13,8 miliardi di dollari americani, oltre a donazioni da parte del Giappone, Danimarca, Francia, Malta, Isole Marshall, Paesi Bassi, Norvegia, Repubblica di Corea e Arabia Saudita. Formazione, capacity building, la legislazione marittima e la condivisione delle informazioni sono stati gli obiettivi del Project Implementation Unit (PIU), team di tecnici e specialisti che, formando operatori regionali in sistemi tecnologici informatici, della comunicazione e nel diritto marittimo, hanno contribuito a migliorare la capacità regionale per contrastare la pirateria. Il Regional Training Centre in Gibuti (DRTC), sostenuto dall’IMO con 2,5 milioni di dollari ed assistito dalla UE, entrato in funzione nel 2011, ha avuto ed ha un ruolo principale nel coordinare le esigenze formative della regione, e la sua sede operativa sarà completata nel prossimo settembre 2014.
I primi corsi hanno riguardato i sistemi di identificazione automatica (AIS), l’identificazione a lungo raggio e tracciamento di navi (LRIT), radar costieri ed altri sistemi di scoperta marittima. Inoltre, sono stati istituiti tre Centri di condivisione delle informazioni (Information Sharing Centre ISC), in particolare a Sana’a, Mombasa e Dar es Salaam, al fine di implementare una rete di comunicazioni tra i punti focali e connessi con i centri militari di Abu Dhabi e Northwood, in Inghilterra.