Un “job act” per accrescere le opportunità di lavoro dal mare e per il mare; istituire percorsi di formazione che vadano sempre più a integrare terra e mare. Questo è quanto è emerso dal primo workshop “Un mare di opportunità: dai trasporti all’occupazione, dalla ricerca all’innovazione tecnologica”, organizzato da Confcommercio e Fedarlinea, l’altro giorno a Roma.
Figure professionali nuove e innovative da impiegare lungo l’intera catena logistica di trasporto a partire dalla nave. S’intuisce che a livello d’istruzione secondaria superiore il cluster marittimo chiede un Istituto Tecnico Nautico che sappia riformulare l’offerta formativa in un più ampio spettro della logistica, senza mortificare i moduli didattici relativi alla conduzione sicura delle rotte e degli impianti propulsivi di una nave; non più un’istruzione tecnica “generalista” per soddisfare solo bisogni burocratici e ministeriali ma indirizzi propedeutici a una formazione più mirata.
Il tutto è stato confortato da una ricerca portata avanti dall’ISFORT dalla quale risulta che già nel 2015 a livello globale mancheranno circa di 15.000 ufficiali e 23.000 marinai e la richiesta aumenterà fino al 2020. Leggendo i dati della ricerca, presentata al convegno, si comprende che mancherà in futuro più personale qualificato e con formazione puntuale, sia nel settore specifico delle navi che negli altri settori della catena logistica del trasporto; cioè il modo di trasportare merci e/o persone è cambiato ed ha modificato navi, porti, banchine, infrastrutture intermodali e spazi retroportuali per una logistica integrata.
Il trasporto delle merci e il suo globale “processo” potrà essere “un mare di opportunità” per la crescita economica dell’italica piattaforma mediterranea, se le nostre Istituzioni sapranno affrontare il cambiamento tecnologico dell’intera filiera logistica messo in atto in quest’ultimo ventennio. Se si vogliono mantenere le “posizioni” leader nel Mediterraneo e non solo, la nostra industria del mare dovrà accettare questa sfida importante: non bastano solo navi moderne e strutture portuali all’avanguardia, sostenute da una logistica sempre più integrata, ma ora è la volta di accettare la sfida per la formazione di marittimi, liberi di gestire il proprio percorso, prima formativo favorito e sostenuto dallo Stato e dalle compagnie di navigazione, poi lavorativo a bordo di navi e poi lungo la filiera logistica a terra.
Il mare rappresenta quindi un’opportunità per le giovani generazioni, se si vorranno risolvere le “criticità” del passato: ridefinire e rimodernare la figura dell’allievo propedeutica alle abilitazioni della convenzione internazionale STCW; una formazione puntuale, integrata, innovativa che non potrà essere sostenuta solo a spese proprie; e un contratto lavorativo che promuovi il lavoro a bordo di navi, sostanzialmente diverso di un impiego a terra.
Abele Carruezzo