Propeller Club:Il Port of Venice e il talkshow su bonifiche e riconversione dell’area industriale

La realizzazione del grande europorto alto adriatico passa anche per la bonifica e la riqualificazione di Porto Marghera, che si pone come area strategica  funzionale ed interfaccia del sistema offshore-onshore  del “post ”  , terminal d’altura che sarà collegato con vari terminali a terra e con il sistema fluviale padano-veneto e che concorrerà ad estromettere il traffico petrolifero dalla laguna di Venezia mentre a Fusina , il 31 maggio p.v., prenderà piena operatività il nuovo terminal dedicato alle “autostrade del mare” , il più moderno terminal ro-ro. ro-pax del Mediterraneo.

Con il processo di bonifica e riconversione delle aree di Portomarghera, un tempo occupate dall’industria petrolchimica e metallurgica di base, si aprono nuove, eccellenti opportunità per l’insediamento di attività di manifattura leggera, logistica integrata, chimica “verde” ed agroalimentare di qualità in una visione porto-centrica che ricerca nei porti la vicinanza al mercato . Una nuova portualità, dunque, anche  al servizio di un’area metropolitana nella quale porto, aeroporto e snodi stradali, autostradali , ferroviari e di navigazione interna sono di primo livello.

Al meeting dell’International Port of Venice tenutosi presso il Best Western di Mestre il talkshow sulle “Bonifiche e riqualificazione di Porto Marghera”, tema del meeting,   è stato animato dagli interventi del  presidente dell’ Autorità Portuale di Venezia  Costa, dal direttore generale dell’Ente Zona Industriale di Portomarghera  Palma, dall’assessore alle attività Produttive del Comune di Venezia Farinea e dai responsabili di e-Ambiente Chiellino e Zanotto moderati dal presidente del . Un dibattito per rispondere ai tanti interrogativi sul futuro della zona industriale, sullo sviluppo del porto e del progetto NAPA , sulla salvaguardia dell’ecosistema ma anche sul difficile momento di transizione che migliaia di addetti stanno vivendo con preoccupazione per il mantenimento del proprio posto di lavoro in attesa di soluzioni certe e definitive sul futuro dell’area.

All’attenta platea di operatori, amministratori, possibili investitori, agli incalzanti interrogativi di bernardo “ Dove saranno reperibili gli importanti investimenti necessari per le opere di bonifica; quali le garanzie per attrarre eventuali investimenti privati, qual è la visione strategica complessiva sull’ampia area metropolitana e quale la visione programmatoria sul breve, medio e lungo termine per lo sviluppo dell’area industriale e del porto di Venezia nell’ambito dell’ipotizzato europorto dell’alto Adriatico? altrettanto eloquenti risposte: “ Stiamo affrontando con assoluta priorità  il complesso problema  della possibile convivenza tra logistica, sviluppo industriale infrastrutture – ha esordito l’assessore comunale Farinea – anche per evitare penalizzanti speculazioni sulle aree puntando alla necessaria convivenza tra il P.A.T. e il Piano regolatore Portuale.
Pensiamo ad una newco tra comune e regione per la programmazione degli interventi nelle aree (100 ha) acquisite da comune” . Da parte sua Costa annuncia i 10 punti sui quali si realizzerà la revisione del Piano regolatore portuale: il “post Mose” ; il post Legge 798/1984; il post Fusina; posto chimica di base; post reti TEN-T; post NAPA; post Decreto Clini-Passera; post Città metropolitana; post riforma legge portuale; post riattivazione Punto Franco”.

Un percorso complesso per rispondere alle mutate esigenze del traffico e della salvaguardia dell’ambiente con la primaria esigenza di dover alimentare un porto che si espande su 20.450.000 mq. , 30.000 m di banchine, 163 accosti operativi, 205 km. di rete ferroviaria interna, 26 terminal merci, 7 terminal commerciali, 19 terminal in conto proprio, 8 terminal passeggeri e 2.300.000 pax/anno; 1° home port del Mediterraneo, 15.674 addetti occupati diretti e con un traffico totale di 24.411.377 tonnellate . Una complessa realtà che tuttavia potrà ulteriormente essere ottimizzata nel più vasto progetto di europorto dell’alto Adriatico che Venezia con Chioggia, Trieste, ,Capodistria e Fiume, (Ravenna ?) potrà porsi come necessaria alternativa nella portualità del sud Europa non solo al northern range ma anche tra l’est e l’ovest del Continente.

Ma a che punto è il progetto di  bonifica e riqualificazione di Porto Marghera? Puntualissimi Emanuele Zanotto e Gabriella Chiellino di e-Ambiente rispondono:“Porto Marghera ha  rappresentato per l’immaginario comune il luogo della massima compromissione ambientale.
Gli strumenti legislativi (Perimentazione SIN, Accordi di Programma, Protocolli attuativi) uniti alle migliori tecnologie disponibili per la decontaminazione hanno trasformato l’area industriale in esempio di riqualificazione per il panorama nazionale e internazionale.

L’assioma dell'”inquinatore deve pagare” ha trovato la sua declinazione nell’esecuzione di alcune decine di chilometri di marginamento ambientale che evita ulteriori contaminazioni delle acque e dei sedimenti.
Stringenti limiti (più’ bassi a livello europeo)  per lo scarico delle acque di processo in laguna rappresentano gli strumenti per annullare le pressioni antropiche su questo unico ecosistema, a slavguardia degli investimenti per la decontaminazione.

Oggi a P.Marghera stanno fiorendo aziende che puntano al Green attraverso processi di riconversione industriale di impianti esistenti. Bioraffineria di ENI e la bioestrazione di oli di Cereal Docks rappresentano investimenti importanti di aziende che trovano le strutture (banchine, ferrovia, autostrada) nell’area portuale.
L’industria chimica se ne e’ andata ma ha lasciato la connessione con il territorio, eredita’ indispensabile per il rilancio.

L’europa guarda con entusiasmo la chimica verde e la filiera food, garantendo alle aziende fondi di oltre 1,6 miliardi di Euro all’anno per finanziare l’innovazione e gli investimento. Horizon 2020 infatti e’ il programma pluriannuale che ha fuso gli strumenti di programmazione del Programma Quadro e Ecoinnovation a cui soprattutto le PMI potranno accedere. Vi sono tutti gli strumenti, normativi e finanziari, per dare nuovo impulso a P. Marghera.
Ora spetta alle amministrazioni promuovere e accelerare il processo di accrescimento dell’appeal dell’area”
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