La riorganizzazione della portualità pugliese: convegno di Raccomar e Camera di Commercio a Brindisi

Si è svolto oggi, nella giornata inaugurale dello Snim, il convegno organizzato da e Camera di Commercio per discutere dell’imminente riforma della legge 84/94 che ha istituito le Autorità portuali. A discuterne, insieme ai presidenti delle Authority di Brindisi, Hercules , di Taranto, Sergio Prete, e del Levante, Franco Mariani anche Michele Pappalardo, presidente nazionale Federagenti e Luca Ricolfi, vice presidente Fedespedi, il presidente dell’ente camerale e il sindaco Mimmo Consales moderati dal professor , direttore scientifico de Il .

Il dibattito, corretto ma vivace, è partito proprio dalle intenzioni del governo di modificare la legge e di accorpare alcuni enti: lavorare in una logica diversa da quella attuale che non ha prodotto i risultati desiderati e che risulta ormai superata nelle logiche portuali internazionali.

“Sono sbagliate le logiche di capanilismo – ha esordito Consales – ma bisogna far crescere l’intero sistema della portualità pugliese, come del resto sta già facendo la Regione Puglia. Finora non ha svolto una funzione di guida nè di indirizzo su questo settore. Sarei felice se restasse l’Authority a Brindisi ma non passa da lì lo sviluppo del porto; bisogna stimolare l’interesse degli imprenditori e che lo facciano direttamente da Brindisi o lo facciano altrove, l’importante è che si faccia”.

Un saluto è stato portato anche da Teo Titi, rappresentante di Raccomar a Brindisi. Poi il dibattito è passato ai tre presidenti delle Authority. “All’inizio qualcuno aveva parlato di mantenere i 14 core ports ma con qualche eccezione – ha detto Prete -. O si creano i distretti in tutt’Italia oppure non ha senso riformare solo per tagliare qualche ente. Bisognerà attendere di comprendere quale indirizzo il ministro Lupi intende perseguire”.

“Non c’è alcun dubbio – ha spiegato Haralambides – che sia necessario riformare la legge; le intenzioni sono buone ma a questo punto è importante fare una riforma concreta e definitiva. Dal 1994 ad oggi dieci miliardi di euro sono stati spesi su progetti inutili senza chiedere ai privati o agli operatori, senza consultare chi realmente deve usufruirne. In questi 10 anni il traffico merci è calato ma se guardo Brindisi in due anni, grazie al carbone, è il solo porto che è cresciuto. Puntare sulla Rete Ten T puó essere una risposta concreta. la scelta dei porti core è stata politica. Il modello che Lupi ha presentato cambierà dopo le elezioni europee e sarà diverso da quello presentato dal Pd: guarderà agli operatori privati e ai mercati internazionali. Gli accorpamenti senza una logica non hanno senso. Il vero problema in Italia è la burocrazia amministrativa, bisogna invece dare potere ai privati di decidere cosa succede nei flussi ed in base a questo realizzare infrastrutture, non fare il contrario”.

“La riforma è un momento cruciale – ha detto il presidente Mariani – ma non si può pensare di ragionare nella logica di salvare un ente o un altro solo in base a scelte politiche. I sistemi logistici ed i mercati internazionali devono dettare il percorso; inutile inseguire realtà anche europee che programmano anni prima di noi”. Una scia, quella di Mariani, che ricalca quella della proposta presentata dal Pd e che anche Debora Serracchiani ha chiesto di seguire in una logica di distretti più utile rispetto a quella degli attuali enti. La sfida resta anche quella di fornire le nuove realtà amministrative di quell’autonomia finanziaria a lungo chiesta proprio dalle Authority.

“Non mi appassiona sapere quali e quante Autorità portuali sopravviveranno – ha dichiarato Malcarne, presidente nazionale di – al contrario, ciò che mi interessa è che i porti non restino vuoti ome quello di Brindisi. Qui, a parte il carbone, non si vede altro. Eppure la città offre grandi opportunità che, però, possono essere sfruttate solo facendo rete. La programmazione va fatta in un certo modo: dobbiamo essere dignitosi anche per chi sceglie di venire a Brindisi. La nautica da diporto, in questo caso, può essere un’ulteriore risorsa solo se l’intero territorio lavora per attrarre i diportisti”.

 

Francesca Cuomo