Nel 2006 lo smantellamento della nave turca Hanife Ana, incagliata a Costa Merlata, ha dimostrato come sia possibile smaltire una nave in poco tempo e senza il rischio di inquinamento. Eppure a Brindisi, a pochi chilometri da Ostuni, sono ancora in acqua ben tre relitti di navi albanesi giunte in Puglia nel 1991.
Sono abbandonate vicino all’ex lido Marimisti nel cuore del porto di Brindisi. Sono tre: due ormai semisommerse, una ancora perfettamente visibile dal mare completamente arrugginita. Si trovano vicino all’ormai ex Cantiere Fiume. A Brindisi le cosiddette “carrette del mare” sono arrivate ai tempi in cui l’Albania viveva il momento più cupo del regime comunista pima di Enver Hoxha e poi di Ramiz Alia.
Di chi sia la proprietà e, ovviamente, la responsabilità non è chiaro così come non è chiaro se sia stata eseguita una bonifica prima di lasciarle in abbandono e se siano stati svuotate dagli oli e di tutti i liquidi tossici. Nè quanto abbiano inquinato il mare negli ultimi vent’anni trascorsi in acqua.
Quasi un anno fa gli uomini della Guardia di Finanza avevano eseguito una serie di rilievi fotografici e analisi specifiche dell’acqua con lo scopo di valutare un eventuale rischio ambientale ma, al momento, senza alcun risultato.
Intanto le imbarcazioni semisommerse sono visibili solo dal mare come lo scheletro ferroso rimasto intero ma visibile anche attraverso una semplice foto di Google Earth. In questi 23 anni l’unica certezza è che sono rimaste nel porto interno di Brindisi nonostante ogni imbarcazione sia identificabile attraverso il proprio numero di iscrizione al Registro navale.
Le tre imbarcazioni non si trovano lontane né dal porticciolo turistico né da alcuni tratti di spiaggia frequentati dai brindisini ma nessuno se n’è interessato.
Francesca Cuomo