Nell’ultimo rapporto della Banca Mondiale, la Germania è stata valutata come il paese più efficiente nell’esportazione/importazione posizionandolo tra le prime dieci economie mondiali. Lo studio fa fede ad un sondaggio di 1.000 professionisti della logistica, in qualità di membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, che hanno valutato l’attuazione pratica dell’accordo 2013 per ridurre le formalità burocratiche; accordo per sollevare le barriere commerciali ed accelerare i transiti doganali delle merci.
I primi 10 paesi sono: Germania, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Singapore, Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Stati Uniti e Giappone. In questa classifica la Cina ha perso di posizioni utili come pure Hong Kong e la giustificazione, a detta della Banca Mondiale, è da ricercare più in piani nazionali della logistica innovati dei paesi europei che ad un deterioramento delle prestazioni di altri paesi. L’accordo per una burocrazia più efficiente, stilato nel dicembre ultimo scorso, dovrebbe iniettare sul mercato economico mondiale circa 960 miliardi di dollari US e creare circa 21 milioni di posti di lavoro, di cui 18 milioni nei paesi in via di sviluppo.
I fattori chiave che hanno portato a questa classifica, dove l’Italia si perde negli ultimi posti, sotto la Polonia, sono state le prestazioni doganali, le infrastrutture ed i tempi impiegati per le spedizioni ex/in-port. Che la Germania sia una potenza economica è risaputo grazie alla politica di Angela Merkel; alcuni economisti pensano che questi risultati siano frutto di una politica seria e pragmatica sui conti pubblici, al contrario di altri paesi dell’eurozona, come l’Italia; altri illustri economisti, una minoranza, pensano invece che la politica monetaria dell’euro sia stata tarata sulle esigenze della Germania.
La verità è che l’Europa latina si va sempre più impoverendo a tal punto che movimenti di pensiero ed ora politici iniziano a criticare la politica di Berlino che porta a crescere la Germania sempre più rispetto ad altri Paesi della UE soggetti alle politiche depressive di austerità imposte dal Parlamento europeo. E la Banca Mondiale conferma con quest’ultimo rapporto il trend positivo della Germania sull’esportazione; infatti già nel 2012, Berlino aveva registrato un avanzo delle partite correnti superiore anche a quello della Cina, pari a 238,5 miliardi, contro i 192,1 miliardi di Pechino. Una spirale virtuosa tanto da andare oltre i Trattati istitutivi della moneta unica. Gli altri Paesi devono invece fare i “compiti a casa”.
Abele Carruezzo