È giunto al suo settimo incontro e volge ormai al termine il Convegno di Cultura Marinaresca organizzato dal Circolo Nautico Sopo di Reggio Calabria, tenutosi presso il Museo dello Stretto di Villa San Giovanni e col patrocinio del comune villese. La conferenza di questa settimana ha visto coinvolti Dario Surfaro, un giovane ricercatore dell’Università degli Studi di Messina, ed il guardiamarina Viviana Lerné, in forze alla locale Capitaneria di Porto, con la descrizione del fiorente patrimonio di biodiversità nelle acque dello Stretto e l’illustrazione delle attività volte alla tutela del bioma marino.
“Nello Stretto sono numerose le specie di pesci, molluschi ed alghe atlantiche che hanno trovato il loro habitat ideale, tutto grazie alla conformità geologia dei quest’area, la quale permette un perenne circolo di arricchimento delle acque – illustra Dario Surfaro – Innanzi tutto le correnti sottomarine che salgono in superficie ed il circuito inverso arricchiscono il mare di ossigeno e sostanze nutritive, generando una microsistema, sia faunistico che floreale, in perfetta armonia e mutualismo”.
Regolamentare le attività umane in questo settore è dunque un dovere verso le future generazioni, affinché possano godere di questa ricchezza. Le donne e gli uomini delle capitanerie di porto italiane si impegnano quotidianamente anche in questo contesto, a loro dunque la parola.
“È importante per noi dialogare col territorio e specialmente con i più giovani, perché loro sono il futuro e da loro deve partire la presa di consapevolezza di quanto sia importante rispettare le normative e tutela del mare e della natura nel suo insieme – spiega il guardiamarina Lerné – Spesso la Guardia Costiera è vista solo nella sua funzione repressiva, un’autorità il cui unico scopo pare essere punire elargendo multe e confiscando imbarcazioni e strumentazioni.
La cittadinanza ed i pescatori, professionisti e dilettanti, devono imparare che è necessario garantire un equilibrio in mare, per evitare di compromettere l’intera filiera ittica. Se non monitorassimo la pesca di tonno e pesce spada o non tutelassimo le specie protette, ciò porterebbe forse a dei sensibili aumenti dei profitti nell’immediato da parte dell’industria ittica, che però porterebbe in maniera consequenziale alla distruzione delle risorse locali, annientando quella sana economia marinaresca che anima i nostri mari e rende la Costa Viola uno scrigno di bellezza”.