La Jonian Dolphin Conservation invita alla conferenza stampa di presentazione del progetto IFWP (Ionian Fin Whale Project) per lo studio della presenza della Balenottera comune e delle altre specie di cetacei nel Mar Ionio settentrionale e nel Mar Adriatico meridionale.
La conferenza stampa si terrà a Taranto DOMANI, mercoledì 19 febbraio, alle ore 12.00 nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città.
Saranno presenti Carmelo Fanizza, presidente della JDC, i rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Taranto, del Tavolo del Turismo di Confindustria e di AssoNautica Puglia che patrocinano l’iniziativa, e volontari e membri del comitato scientifico della JDC.
Sabato prossimo, 22 febbraio, parte la spedizione scientifica sui Cetacei del progetto IFWP (Ionian Fin Whale Project): i ricercatori della Jonian Dolphin Conservation, associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei nel Golfo di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale, giunti al sesto anno di ricerca sui cetacei del bacino Ionico, partono per la più estesa campagna di studio sulla Balenottera comune mai realizzata nel Mar Ionio settentrionale e nel Mar Adriatico meridionale.
IFWP (Ionian Fin Whale Project) è il nome della spedizione che, patrocinata dal Comune di Taranto, da Assonautica Regione Puglia e da Confindustria sezione Turismo attraverso il progetto GreenRoad, navigando per oltre 1200 miglia nautiche attraverserà le acque di tre regioni (Puglia, Basilicata e Calabria): in tre mesi di navigazione, infatti, approderà nei porti di Taranto, Corigliano, Crotone, Catanzaro, Le Castella, Policoro, Gallipoli, Leuca, Otranto e Brindisi.
In relazione alla rotta che la spedizione scientifica del progetto IFWP seguirà, toccando molte delle aree sulle quali sono state avanzate istanze per la ricerca di idrocarburi, i comitati NO TRIV del bacino Ionico hanno sposato l’iniziativa e chiedono alla JDC di rendere noti i dati raccolti durante una serie di eventi che verranno realizzati nei porti toccati dal catamarano Taras. I Cetacei, infatti, rappresenterebbero le prime vittime già nella fase di ricerca in mare con la tecnica dell’air gun, cannoni ad aria compressa che sparano aria sui fondali marini con una potenza pari a 200, 250 decibel di rumore.