I contratti d’imbarco di “guardie armate” a bordo di navi mercantili per prevenire e fronteggiare atti di pirateria non sono tutti uguali e valevoli per tutti i mari infestati dai pirati. La Baltic and International Maritime Council (BIMCO) sembra intenzionata a modificare il suo contratto tipo (quello relativo alle acque indiane e del Golfo di Aden) per imbarcare guardie armate su navi che navigano in zone dell’Africa occidentale.
Infatti, le guardie armate hanno regole d’ingaggio più libere in alto mare dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden rispetto alle acque dell’Africa occidentale dove gli attacchi da parte di pirati si verificano in acque territoriali dello Stato di attraversamento della nave. Ne nasce un problema di conflitto di diritto internazionale per il quale nessuna nave armata (guardie armate) e che trasporta armi (anche se in dotazione alle guardie) può attraversare le acque territoriali di uno stato.
Così la BIMCO, un’associazione internazionale di armatori e shipmanagers, che controllano circa il 65 per cento del tonnellaggio della flotta mondiale, afferma che è improbabile (di difficile soluzione) pubblicare una versione modificata di Guardcon (contratto standard) valido anche per l’Africa occidentale; BIMCO aveva inizialmente promesso, dopo cinque mesi di studio, che avrebbe pubblicato il contratto Guardcon, emendato per PMSCs (Private Maritime Security Companies) che operano in Africa occidentale nel mese di settembre. Il Comitato di studi e ricerca della BIMCO si riunirà ulteriormente per decidere se pubblicare un contratto standard, quello Guardcon modificato, pur sapendo che alcune clausole non si adattano alle acque operative; ed ancora viene evidenziato il requisito che solo le forze locali possono portare armi nelle acque territoriali, comportando ciò l’assunzione di guardie locali sotto la responsabilità e la supervisione di team leader disarmati; una palese contraddizione di scopo per gli armatori, con una serie di problemi legali e rischi di incidenti.
Anche se qualche contratto, ultimamente, è stato accettato dai P&I Club (Protection and Indemnity), la stessa BIMCO, firmando il Codice Internazionale di Comportamento (ICoCA: International Code of Conduct Association’s) di guardie armate imbarcate dell’Associazione delle Società di Sicurezza Marittima Privata, è cosciente che il problema non è di facile risoluzione. Infatti, la ICoCA non può rappresentare le società private di sicurezza in sede IMO e quindi dovrà fare affidamento sulla bandiera degli Stati rappresentati in quella sede, con le tante clausole che si verranno a proporre; solo cinque stati su 160 sono membri della ICoCA e neanche i più importanti. Già, nel 2009 si parlava di “difesa passiva” per affrontare il fenomeno dei pirati; e negli anni successivi ogni Stato aveva ed ha una propria “filosofia” di applicazione del diritto internazionale sulla giurisdizione delle acque territoriali, come il caso dei due marò italiani insegna.