Quello che un tempo era un invincibile palazzo sull’acqua continua a riposare silenziosamente tra gli scogli dell’isola del Giglio: visto da vicino, lo scafo della Costa Concordia quasi non ce la fa a sopportare il peso stesso della nave. Recenti ispezioni subacquee accertano quotidianamente la situazione precaria dello scafo stesso, la progressiva corrosione ed alcuni cedimenti della struttura che determinano lentamente un ulteriore abbassamento sul fondale.
Non deve essere facile per lo scafo di una imponente nave da crociera sopportare stress meteomarini e degrado costante da oltre 18 mesi: dalle ultime ispezioni, strumentali rispetto all’inchiesta per disastro ambientale, non sono stati rilevati fenomeni di inquinamento né delle acque né della flora e fauna marina. Nel frattempo la giustizia italiana comincia a fornire le sue prime timide risposte al naufragio della Costa Concordia, avvenuto nella notte del 13 gennaio 2013. Sono state emesse dal Tribunale di Grosseto le prime condanne di primo grado per il disastro sull’Isola del Giglio, costato la vita a 32 passeggeri: soddisfatta la procura, convinto il gup, mentre i primi mal di pancia sono stati manifestati non soltanto da quanti si sono costituiti parte civile nel processo ma anche dalla difesa dell’ ex comandante Francesco Schettino.
Motivo dell’indignazione sarebbero i patteggiamenti riguardanti i cinque co-indagati di Schettino e le entità delle condanne, definite “ esigue e vergognose in una ipotesi di omicidio”: la pena più elevata è di 2 anni e 10 mesi. Il gup Pietro Molino ha confermato i patteggiamenti che interessano rispettivamente Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Jacob Rusli Bin, Roberto Ferrarini e Manrico Gianpredoni, tutti accusati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose: soltanto gli ufficiali Ambrosio, vice di Schettino in plancia, e Coronica e il timoniere indonesiano Rusli Bin sono accusati anche di naufragio colposo. Ferrarini era il capo dell’unità di crisi Costa Crociere la sera del 13 gennaio 2012 ed è colui che ha la pena più alta, ovvero 34 mesi, mentre Gianpredoni, direttore dell’hotel di bordo, ha una pena di 2 anni e sei mesi. I restanti imputati hanno pene sotto i due anni ovvero Ambrosio un anno e undici mesi, Coronica un anno e mezzo, Rusli Bin un anno e otto mesi: ciascuno di essi potrà godere della sospensione della pena e non andrà in carcere.
L’impianto accusatorio focalizza tutta la sua attenzione sulla figura dell’ex comandante Schettino, poiché, secondo quanto afferma il procuratore capo Francesco Verusio, “quest’ultimo era responsabile della nave e di quello che è successo, mentre gli altri hanno responsabilità minimali”. Del medesimo parere è il gup Molino: “ nelle navi da crociera l’organizzazione impone una catena di comando generica ed, inoltre, la scelta di navigare in estrema vicinanza alla linea della costa del Giglio è conseguenza di una decisione assunta da un altro soggetto titolare formalmente ed effettivamente del comando della nave”.
La difesa dell’ex comandante, per via del legale Domenico Pepe, “ definisce inopportune le dichiarazioni su Schettino dato che il dibattimento ed il processo sono in corso”. Tanti riflettori si sono spenti e si spegneranno su questa drammatica vicenda: al tribunale di Grosseto, nel momento di emissione della sentenza di primo grado, era presente una sola tv straniera, quella cinese.
Stefano Carbonara