UE: accordo con il Parlamento europeo sul regolamento-riciclaggio navi

Strumento importante per affrontare un problema annoso quello di un sicuro ed ecologico riciclaggio delle navi di bandiera dell’, denominato con “EU Ship Recycling Regulation at end-of-life”. Il regolamento UE è il primo strumento legislativo adottato a livello regionale per quanto riguarda questo flusso rilevante di rifiuti che contengono sostanze pericolose. Non sono mancate però le contestazioni degli ambientalisti (Greenpeace in testa) che pongono l’accento su quanto sia difficile riciclare, in Europa, un pc e suoi elementi derivati per esportarlo in India, mentre questo regolamento facilità l’esportazione di navi tossiche.

Diciamo subito, che questo nuovo regolamento istituisce un elenco degli impianti autorizzati riciclare navi (dislocati su territorio Ue e con quali criteri da vedere); dovranno possedere requisiti elevati standard per assicurare l’operatività a riciclare navi battenti bandiera comunitaria e soprattutto gestire i rifiuti durante il processo di riciclaggio, evitando così impatti ambientali negativi e salvaguardare la salute dei lavoratori di dette strutture.  E’ stato un po’ a sorpresa raggiungere tale accordo e sicuramente creerà dei problemi giuridici rispetto a norme precedenti riguardanti il problema del riciclaggio. Ci riferiamo al Regolamento Europeo dei Rifiuti (2006) che vieta l’esportazione di rifiuti pericolosi, comprese le navi, dall’UE verso paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

La Convenzione di Basilea che regola il controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e loro smaltimento (UNEP- Environment Programme-1992), si applica pure allo smaltimento di navi proprio perché contengono materiali pericolosi, come l’amianto, policlorobifenili, residui di olio e di altre sostanze tossiche. La Convenzione di Hong Kong (, 2009) introduce requisiti sulla sicurezza dei lavoratori e la loro formazione, la protezione della salute umana e dell’ambiente, e preparazione alle emergenze per queste operazioni (non ancora in vigore). Nel Regno Unito, vi sono solo delle linee guida (DEFRA- Department for Environment, Food and Rural Affairs- 2007) sul riciclaggio di navi commerciali di loro proprietà o battenti bandiera inglese. Su questo scenario giuridico irrompe il nuovo regolamento, come atto unilaterale da parte dell’UE: quasi a legalizzare l’UE a esportare rifiuti pericolosi (contenuti in navi) verso paesi in via di sviluppo, a scapito dei trattati internazionali concordati.

Sia il Consiglio sia il Parlamento europei hanno ignorato valutazioni degli esperti giuridici che hanno messo in guardia circa l’illegittimità del nuovo regolamento, andando così incontro al rischio di nullità prima della sua entrata in vigore. “Quello che l’Europa ha fatto è uno schiaffo in faccia ai paesi in via di sviluppo in tutto il mondo”, ha dichiarato Jim Puckett, direttore esecutivo di BAN (Basel Action Network). “L’Europa ha una potente lobby dell’industria marittima, ma non abbiamo mai previsto che l’UE facesse una partenza unilaterale e palesemente illegale disattendendo obblighi giuridici internazionali e consentendo le esportazioni di navi tossiche.” “Il nuovo regolamento sul riciclaggio delle navi, molto cinicamente, promuove il traffico illecito di rifiuti pericolosi che non sarebbe mai stato permesso per qualsiasi altro settore, facendosi beffa dei diritti umani e ambientali”, ha concluso Puckett.  Ancora una volta, l’Europa politica decide per una comunità di pochi “forti” ma si allontana dalla realtà.

 

Abele Carruezzo