Semplificazione burocratica e una maggiore autonomia finanziaria e commerciale per le autorita’ portuali, con la possibilita’ di imporre i diritti per l’uso delle infrastrutture, in un quadro di tipo imprenditoriale: Bruxelles include 39 scali italiani tra i 319 ritenuti prioritari e presenta un pacchetto normativo per rafforzarne efficienza e trasparenza, andando incontro a quell’autonomia che la portualita’ italiana chiede da anni.
Una serie di misure che secondo il vicepresidente della Commissione e responsabile ai trasporti Siim Kallas valgono 10 miliardi di risparmi entro il 2030, pari al taglio del 7% dei costi, e che permetteranno agli scali ritenuti chiave di fare grandi passi avanti a livello infrastrutturale per far fronte alle sfide legate all’aumento dei traffici stimato nel 50% nei prossimi diciassette anni, con una crescita tra i 110mila ed i 165mila in termini di nuovi posti di lavoro.
Proprio di recente Assoporti e’ tornata a chiedere, anche in una lettera-appello al capo dello Stato Giorgio Napolitano, il riconoscimento alle Autorita’ Portuali di autonomia gestionale e finanziaria. Da anni ormai il presidente Luigi Merlo chiede che l’autority diventi ”l’ente effettivamente responsabile dell’efficiente e coordinato andamento di tutte le attivita’ in porto”, osservando come il gettito fiscale prodotto dai porti italiani sia di 13 miliardi all’anno, di cui 4 solo da Genova.
Se gia’ fosse concesso di trattenere il 5% di quanto viene versato sulle accise, potrebbero essere effettuati importanti investimenti in infrastrutture. E quello che manca in Italia – dicono a Bruxelles – sono i collegamenti dei porti via ferro e gomma, attraverso i corridoi trans-Ue, un gap che queste misure (che dovrebbero entrare in forza entro i prossimi due anni) potrebbero aiutare a colmare.
Per le questioni che riguardano i camalli poi, l’Ue sceglie l’approccio ”soft” del dialogo sociale. In giugno si creera’ un tavolo al quale siederanno portuali e datori di lavoro, per un lavoro che sara’ revisionato tra tre anni. Un precedente tentativo dell’Ue di aprire al mercato era naufragato proprio sul tema degli scaricatori di porto, che avevano invaso Strasburgo in occasione del voto all’europarlamento. In Europa l’efficienza dei porti varia notevolmente: non tutti hanno risultati dello stesso livello e negli ultimi anni c’e’ stato un crescente divario tra quelli capaci di adeguarsi ai nuovi requisiti logistici ed economici.
Attualmente tre dei porti europei con le migliori prestazioni, ovvero Rotterdam (370,3, milioni di tonnellate), Anversa (168,5 milioni di tonnellate) ed Amburgo (114,4 milioni di tonnellate), assorbono un quinto di tutte le merci che arrivano in Europa via mare. E nella top 20 dei principali porti dell’Ue, tre sono quelli italiani: Genova (13esima, 42,4 milioni di t.) Trieste (14esima 41,8 milioni t.) Taranto (16esima 41,2 milioni t.). Ma tutti i 319 scali devono adeguarsi alle esigenze del settore, che vede flotte con dimensioni in continuo aumento.