Il mondo della vela è sotto choc per l’incidente avvenuto a San Francisco, dove il catamarano del team svedese Artemis guidato da Paul Cayard si è capovolto in allenamento provocando la morte del britannico Andrew “Bart” Simpson, 36 anni.
Simpson – una triste omonimia lo accomuna nel destino al connazionale Thomas ‘Tom’, il ciclista morto sul Mont Ventoux durante il Tour del 1967 – era un velista famoso, oro olimpico a Pechino 2008 e argento l’anno scorso a Londra, molto esperto, ma nulla ha potuto fare per evitare di annegare sotto l’enorme struttura del maxi che insieme ai compagni cercava da tempo di domare.
Prima di lui, in quasi due secoli di storia della Americàs Cup, solo un altro velista è morto in allenamento: lo spagnolo Martin Wizner, che nel gennaio del 1999 fu colpito alla testa da un pezzo dell’attrezzatura che si spezzò a bordo della barca Spanish Challenge. Ma se quella tragedia si poteva attribuire alla fatalità, quella avvenuta nella baia californiana sembra più direttamente legata alla struttura estrema delle imbarcazioni che si contenderanno il prestigioso trofeo all’inizio di luglio. Molto probabilmente è stato un cedimento strutturale alla base del dramma, si sarebbe rotta una delle traverse che tengono insieme i due scafi di Artemis (una barca nata sfortunata, uscita e entrata dal cantiere mille volte, con problemi alle fessurazioni di carbonio) con conseguente collasso dell’enorme vela, o meglio ala, rigida.
L’incidente è avvenuto con vento sostenuto, ma non forte. Simpson e un compagno, il neozelandese Craig Monk, sono rimasti intrappolati sott’acqua e l’inglese è stato recuperato solo dopo diversi minuti dalle squadre di soccorso. Nemmeno la bombola d’aria di cui era dotato come tutti gli altri dell’equipaggio lo ha potuto salvare, mentre Monk se l’é cavata.
Paul Cayard, che partecipò alla sfida italiana con il Moro di Venezia nel ’92, ha espresso il doloro del team per la tragedia: ”E’ un’esperienza scioccante. L’intero team è devastato da quanto accaduto. Le nostre condoglianze vanno alla moglie e ai figli di Andrew”. La morte di un campione come Simpson – in Gran Bretagna era una vera star – è un duro colpo per il challenger svedese ma anche per l’immagine della Coppa America, che per questa edizione ha cambiato formula per decisione dei detentori del trofeo, gli americani di Oracle, e soprattutto del loro “oracolo”, il neozelandese Russell Coutts. Anche il catamarano di Oracle nell’autunno scorso aveva sofferto un incidente, capovolgendosi, ma allora l’equipaggio non aveva subito conseguenze. L’evento aveva comunque sollevato polemiche, che non si sono mai del tutto sopite, sul livello di sicurezza dei nuovi mostri del mare, certo veloci e spettacolari ma anche costosissimi, tanto da ridurre ai minimi termini il numero dei partecipanti. Dopo quanto avvenuto, le infide acque della baia di San Francisco rischiano di essere letali anche per la manifestazione.