Propeller Club Brindisi: convegno sulla formazione

Di “Sicurezza in mare” e della formazione secondo i nuovi standard di addestramento degli equipaggi dopo la Conferenza di Manila del 2010 si è parlato stasera nel convegno organizzato dal Propeller Club di . Di triste attualità, dopo la tragedia che si è verificata nel , alle cui vittime è stato anche dedicato un minuto di silenzio, in senso di cordoglio, l’argomento è stato affrontato dal comandate della Capitaneria di porto Giuseppe , dal direttore scientifico della rivista Il e dal presidente del Propeller Nicola .

“L’ingegneria della sicurezza è nata negli ambienti nautici – ha spiegato Carruezzo, introducendo il tema – a causa delle rivoluzioni tecnologiche che ha subito il settore dello shipping. Essere sempre efficaci dipende dai fattori tecnico, umano e ambientale. Ma esistono anche problemi comportamentali che incidono nella comunicazione tra i membri dell’equipaggio. L’attività marittima impone attenzione h24 e diventa decisivo prendere decisioni relativamente alla sicurezza”.

“Condurre la macchina con abilità” deriva da tanti fattori e non solo dall’istruzione. Safety, security ed emergency costituiscono una catena di elementi utili a mettere in pratica sulle navi. Tutto questo, si è detto nel convegno, non può essere semplicemente demandato al privato. Alla base di istruzione media va aggiunto un elemento che è un mondo che comprende mare e navigatore.

La formazione moderna deve generare learning organization. I piani pluriennali vanno pensati per tutto l’equipaggio a bordo: menu di calcolo, piano di calcolo ma anche gestire il fattore umano. Oggi si gestisce traiettoria non il punto di arrivo. I “nativi digitali” devono essere gestiti diversamente rispetto al passato; hanno bisogno di guardare anche oltre il libro di testo.

Partendo dalla proiezione di un video che ricostruiva la tragedia della Heleanna, la nave naufragata al largo di Torre Canne nel 1971, il comandante Minotauro ha spiegato come si è giunti alla necessità di arrivare alla Stcw, ossia un protocollo di sicurezza. Quella tragedia, secondo Minotauro, riassume proprio le motivazioni che hanno portato alle future convenzioni. Dal mezzo, l’importanza si è spostata all’errore umano.

“Dalla petroliera Torrey Canyon al traghetto London Valour – ha detto il comandante – si sono succeduti diversi protocolli per gasiere, petroliere e navi che avevano la necessità di imbarcare personale specializzato. Anche gestire la folla, come avvenuto di recente sulla Costa Concordia, diventa un fattore determinante in caso di problemi a bordo”.

La Convenzione di Manila ha elaborato suggerimenti giunti dai comitati che si riuniscono nella sede dell’Imo. Questa è stata la fase finale che racchiude tutto nell’approvazione internazionale di questa convenzione. Le modifiche hanno validità massima di 10 anni per venire incontro alle diverse e moderne esigenze. Gli standard di competenza incidono anche sulle responsabilità e sull’esigenza di avere una preparazione adeguata al ruolo.
Il rispetto della convenzione comporta l’inserimento, per gli Stati, in una white o black list. Le navi appartenenti a questi Stati subiscono verifiche continue e subiscono il fermo se non rispondono ai parametri previsti dalla convenzione. 500 delegati da 89 nazioni parteciparono alla Conferenza di Manila, insieme anche con l’Unione Europea.

Cosa Prevede
Requisiti di salute: la convenzione stabilisce standard ampi che poi i vari Paesi fanno proprio.
Requisiti formativi: incrementate le specializzazioni per navi particolare, tecniche di leadership, gestione gente, capacità del comandante della plancia di lavorare in gruppo.
Security: impedire ingresso in porto per chi non ha motivo do esserci, per la pirateria si interviene sulla nave. Difesa della nave. Servizio antipirateria in Italia viene espletato dal San Marco mentre altrove da contractor.
Carte nautiche (Ecdis) causano qualche problema.

“Dobbiamo saper affrontare tutte le situazioni – ha precisato Zizzi – per questo il tema è di grande interesse. Formazione garantisce sicurezza in questo ambiente”.

 

Francesca Cuomo