Europa: basta con la guerra sulle tariffe portuali

Le politiche economiche di austerità attivate in molti Paesi dell’eurozona stanno incidendo sulla gestione dei e dei terminal di una sempre più dominata da contrapposizioni. I volumi di carico da/per i porti europei sono in diminuzione, sia per il mercato container che quello alla rinfusa, escluso il traffico passeggeri.  Si sta assistendo ad una forte concorrenza sui prezzi per l’intero settore dei trasporti marittimi, diminuendo la capacità a manipolare merci nei vari porti europei. Per fare fronte a questa maggiore concorrenza, molti porti, come Rotterdam, Le Havre, Tilbury (Londra), Wilhelmshaven e vari porti del Baltico hanno rivisitato al ribasso i loro prezzi di gestione dei rispettivi scali per attirare più clienti ed aumentare la loro capacità portuale.

Tutto questo sta generando “tensione” fra questi scali ed altri esclusi da questa “guerra delle ”, anche con ricorsi alla Corte Europea, (caso del porto di Wilhelmshaven). Da notare, che già a gennaio 2013, la Port Authority di Rotterdam aveva approvato una riduzione del 8,6% rispetto alle tariffe portuali degli ultimi anni. Se questo è il frutto di una “autonomia” finanziaria di gestione portuale, che per attirare più compagnie di navigazione e case di spedizioni marittime, allora una certa  riflessione sulla portualità italiana va fatta! Ed ancora quale Europa sta monitorando e controllando queste realtà portuali? Quella che sa guardare solo alla Grecia, Cipro ed Italia? Intanto, sull’altra sponda del Mediterraneo, in Africa, si continua ad investire per aumentare e migliorare le loro infrastrutture, aumentando così la capacità portuale per attrarre più volumi commerciali e traffico di grandi navi.

Oggi, sappiamo tutti, che i porti devono affrontare gravi sfide in termini di produttività, esigenze di investimento, sostenibilità, risorse umane ed integrazione con le città e le regioni; ma per quanto riguarda la gestione dei porti, i regimi di un lavoro portuale, autorizzazioni, tasse, concessioni e servizi, rapporto tra le autorità portuali e le aziende di servizi, possiamo dire che in Europa vi sono molti modelli operativi e diversi fra loro; e la mancanza di chiare norme europee in alcuni casi impediscono un ambiente di concorrenza leale. E’giunto il momento di definire da parte della UE una politica più coerente riguardo ai porti in una visione reale e strategica; e soprattutto dare più certezza del diritto agli operatori portuali ed alle aziende dei servizi, per incentivarli e  per attrarre investimenti a lungo termine.

 

Abele Carruezzo