L’Autorità Portuale di Trieste, a seguito della partecipazione ai numerosi incontri sull’argomento riconversione Ferriera di Sevola, incluso l’ultimo svoltosi in data odierna, riconferma che l’obiettivo condiviso con tutti i soggetti istituzionali coinvolti è quello del rilancio economico-occupazionale dell’intero complesso; a tale scopo è disponibile a valutare – nell’ambito di un’intesa ad ampio raggio, ai sensi di legge – un piano industriale ed un programma di attività, assistito da idonee e precise garanzie, finalizzato anche all’incremento dei traffici portuali ed industriali, della produttività del comparto e dei relativi livelli occupazionali.
In questo quadro si dovranno prendere in considerazione regimi di concessione per le aree demaniali e di locazioni per quelle di proprietà/patrimonio a lungo termine (oltre i 50 anni), con ipotesi gestionali riferite all’attività che garantiscono ai possibili soggetti interessati alla gestione indipendenza nello svolgimento delle operazioni logistico-industriali.
Una traccia iniziale di percorso progettuale da avviare non può prescindere da un’obiettiva riflessione ed analisi di quelli che potrebbero essere gli effettivi sbocchi operativi prefigurabili nel contesto del sistema del Nord Adriatico per un impianto industriale/portuale avente una disponibilità di aree da attrezzare pari complessivamente a ~ 60 ha e con un potenziale fronte banchina fino a 1.550 m.l., ferma restando peraltro l’ipotesi di poter destinare una parte del complesso alla logistica ed una parte retrostante ad attività di lavorazione industriale.
Va rilevato inoltre che ogni possibile iniziativa di recupero e riconversione d’uso delle aree demaniali e di proprietà della Ferriera non può prescindere dagli obblighi “ex lege” riferiti alla bonifica ambientale, la cui realizzazione, da disciplinarsi nel contesto di un apposito accordo di programma tra le istituzioni centrali e territoriali competenti da un lato ed il potenziale investitore dall’altro, potrà avvenire attraverso un percorso graduale ipotizzabile su due livelli distinti: un primo intervento globale di messa in sicurezza operativa, nell’ambito del quale, per le aree demaniali, si potrà prevedere l’acquisizione da parte dell’Autorità Portuale di risorse pubbliche, mentre per la parte di aree in proprietà l’onere sarà a carico del soggetto privato investitore; a detto intervento potrà seguire l’immediata fungibilità dell’esistente lay-out per attività industriali/portuali; lo smantellamento degli impianti d’alto forno e cokeria, con i relativi manufatti, e la graduale bonifica complessiva del territorio o la sua messa in sicurezza operativa, da realizzarsi contestualmente agli interventi strutturali di rifacimento/ potenziamento della banchina e delle altre infrastrutture.
In questo scenario sarà determinante la predisposizione di un modello di business-plan programmatico, articolato sulle ipotesi sopra accennate, nell’ambito del quale quantificare ad un primo livello macro le rispettive entità di oneri derivanti e sostenibili sulla scorta delle prevedibili entrate e dei finanziamenti conseguibili a seguito di un Accordo di Programma in un’ipotesi di “Public and private partnership”, anche in base ad un progetto di lay-out operativo a breve-medio termine ed in prospettiva di sviluppo funzionale futuro.