Presentato questa mattina alla stampa, dagli assessori alle Opere Pubbliche e Protezione Civile ed alla qualità dell’Ambiente, il progetto internazionale HAZADR, che vede il Servizio regionale di Protezione Civile, leader partner di altri 12 soggetti italiani e stranieri.
L’obiettivo principale del progetto è la creazione di una rete transfrontaliera per la prevenzione dei rischi e la gestione delle emergenze, al fine di ridurre il rischio di inquinamento e contaminazione del mare Adriatico e delle zone costiere, nonché rafforzare una comune capacità di pronto intervento delle comunità appartenenti alla regione adriatica contro i rischi ambientali e tecnologici determinati dalla collisione, naufragio o fuoriuscita di petrolio e materiale tossico in mare.
“Oggi – hanno detto i rappresentanti del Governo regionale – assistiamo costantemente ad una impennata della curva del rischio e questo non accade certo perché i moderni sono meno attenti, ma perché l’uso sciagurato e lo sfruttamento della terra da parte dell’uomo hanno generato un inevitabile ampliamento della curva del rischio.
“Stiamo studiando con attenzione i fenomeni di intersezione tra il mare e il rischio, come ad esempio quello della subsidenza, il fenomeno di sprofondamento della terra che genera ingressioni marine che determinano sul territorio l’esposizione a fenomeni alluvionali, e molti altri, ma nel dibattito ciò che è reso maggiormente visibile è l’importanza dell’emancipazione dai singoli recinti di competenza e l’accomunamento di fenomeni di rischio intorno ad un concetto unico di Protezione civile.
“I legislatori nazionali e comunitari, infatti,- hanno detto ancora- dovranno fare inevitabilmente i conti con la necessità della nascita di un ordinamento compatibile con una società esposta al rischio che superi le farraginosità procedimentali e renda tutte le problematiche di rischio realtà di Protezione civile.
“Parliamo oggi di transito di navi lungo il corridoio adriatico, che a seguito di incidenti riversano sostante tossiche, ma se adottassimo la scienza come orientatore di ogni nostra azione, ci accorgeremmo che non stiamo parlando solo di un problema circoscritto al transito delle navi, ma stiamo invece ripercorrendo, in un nesso causale all’infinito, fenomeni di mutamenti climatici, di trasformazione delle coste, di esposizione alle correnti, ovvero di una serie di interventi dell’uomo sulla natura che riguardano la nostra vita quotidiana e che agevolano le conseguenze dannose di un incidente non prevedibile.
“Ciò che è importante capire è che questa mattina non si è riunito un gruppo di avanguardisti ben pensanti che analizzano qualcosa che non ha alcuna incidenza nella società nel suo complesso, ma che si stanno invece producendo ‘prodotti’ il cui utilizzo a regime salva vite umane ed evita la morte”.
“La tutela delle risorse naturali – hanno poi sottolineato- passa necessariamente per la prevenzione, il monitoraggio l’investimento di risorse, economiche ed umane, che permettano di far tesoro delle evidenze scientifiche al servizio delle scelte di amministrazione attiva. A maggior ragione in questo momento in cui le risorse naturali del pianeta sono oggetto di uno sfruttamento predatorio la scelta di far quadrato attorno ad esse è fondamentale: qui in Puglia poi assistiamo all’arrembaggio sui nostri mare, ad un vero e proprio embargo delle nostre coste operato dalle multinazionali del petrolio. Tutti insieme, ciascuno per la propria competenza e per le proprie responsabilità, siamo chiamati ad essere custodi del pianeta, delle risorse naturali unico bene a proprietà diffusa di cui possiamo ancora godere”.