Potreste osservarlo da qualsiasi angolatura, che sia la Diga di Punta Riso oppure la scalinata di Virgilio , e giungereste sempre alla medesima conclusione : il porto di Brindisi è meraviglioso . Per gran parte della cittadinanza , il nostro porto finisce sul lungomare Regina Margherita : odiosi e ammuffiti cartelli recanti la scritta ” Zona Militare , divieto di accesso , sorveglianza armata ” continuano a militarizzare inutilmente il nostro porto . E pensare che vi sono aree portuali totalmente inaccessibili alla cittadinanza , segno di una cultura che ha impedito e continua a impedire al cittadino brindisino di riappropriarsi del suo porto, di conoscerlo soprattutto : il seno di levante , la stazione marittima progettata dall’ingegner Rapisardi durante il ventennio fascista , i castelli di terra e di mare , sant’Apollinare , la banchina Posillipo nelle immediate vicinanze del Monumento al marinaio . Una salvifica autorizzazione di accesso provvisorio al porto di Brindisi, gentilmente rilasciata dall’autorità portuale , è la mia chiave di accesso ad un porto velato, che davvero pochi fortunati conoscono: inizia cosi il mio reportage, il porto di Brindisi visto da un giovane studente.
Porto Interno
Cammino lungo la balconata della vecchia stazione marittima dove un tempo vi era il Desirè a mare: geniale l’idea di realizzare un ristorante nel punto forse più bello della città . Dimenticatevi del Desirè a mare , dei traghetti della Adriatica o della Hellenic Mediterranean Lines che portavano oltre un milione di studenti occidentali in Grecia , del Parthenon, ovvero il treno che in estate collegava direttamente Brindisi a Parigi Gare de Lyon .
Quella che dovrebbe essere una perfetta e interessante stazione marittima , è divenuta sede di interminabili uffici , triste deposito per automobili e motociclette : degno di nota è il punto vendita per i crocieristi , ricco di prelibatezze nostrane . Sono apprezzabili gli sforzi dell’autorità portuale di dotare la stazione marittima di un deposito bagagli , di una sala d’attesa ( seppur striminzita ) e di una moderna rete wi-fi ma si potrebbe fare davvero di più .
Perché non immaginare una stazione marittima dotata di grandi sale d’attesa , punti ristoro , servizi igienici e docce ? Perché non rendere fruibile alla collettività quella bellissima balconata lungo la stazione marittima creando un belvedere per forestieri e cittadini ? Vi era un interessantissimo progetto , a suo tempo voluto dalla presidenza Giannini , che prevedeva la riqualificazione della stazione marittima e la creazione di un passerella di collegamento con il terminal di levante : di tale passerella in vetro non si hanno notizie se non per i due ascensori panoramici che da anni giacciono inutilizzati . Di opere inutili o incomplete il seno di Levante ne è pieno : pensate che è in corso di realizzazione una sala d’attesa per i passeggeri diretti in Albania eppure i traghetti diretti nel paese delle aquile sono stati dirottati da oltre un anno su Costa Morena . Ma c’è qualcosa che cattura particolarmente la mia attenzione ed è l’ex Capannone Montecatini , monumento straordinario figlio di quella cultura dell’industria che per anni ha trovato terreno fertile a Brindisi : abbandonato per troppi anni , è stato oggetto di importanti lavori di ristrutturazione ed è soggetto a periodiche e costose manutenzione sebbene sia pressoché inutilizzato . Si discute da tempo circa la destinazione d’uso del capannone : sede di un improbabile quartiere fieristico oppure contenitore culturale ? Forse sarebbe meglio non dimenticarsi che sull’area di sant’Apollinare tra qualche anno , consiglio superiore dei lavori pubblici permettendo , sorgeranno i nuovi accosti per traghetti , fondamentali per rilanciare un porto ricchissimo di banchine ma paradossalmente povero di ormeggi .
Porto medio e Porto esterno
Una scenografia composta da un nastro trasportatore di zucchero , da una falegnameria chiamata terminal passeggeri e da una banchina dove attraccano i traghetti per la Grecia e l’Albania , accanto alle gasiere della Ipem : benvenuti a Costa Morena . Parliamo di una banchina che non ha scelto ancora bene cosa vuol fare da grande , se essere destinata interamente al traffico passeggeri e alla logistica oppure al traffico energetico , archiviata la breve parentesi di terminal container . Queste banchine dovevano rafforzare ed incrementare il primato che il porto di Brindisi , verso la fine degli anni novanta , vantava sul traffico verso la Grecia : a distanza di oltre un decennio abbiamo perso quasi 500.000 passeggeri . Avevamo e abbiamo tutte le carte in regola per fare ciò : spazi retro portuali in abbondanza , fondali dragati , vicinanza delle banchine alla superstrada per Lecce e Bari . Dove il pubblico ha fallito , il privato ha mostrato la sua intraprendenza : le operazioni di check in , accoglienza ai passeggeri si svolgono interamente in un terminal al di fuori del perimetro portuale . E , se accettabile è il trattamento dei passeggeri e turisti diretti in Grecia, non altrettanto possiamo dire per i passeggeri diretti in Albania : vi sono tre discutibili tendoni ad accogliere tutto l’anno e all’aperto i turisti.
Conclusioni
La politica ha gestito e continuerà a gestire il nostro porto nei prossimi anni . Mi rivolgo a quella politica lungimirante , competente che da qualche parte esiste seppur velata dal crescente populismo e dalla disillusione : il nostro porto non ha bisogno di progetti faraonici né di soluzioni tampone , come l’imbarazzante idea di creare un terminal crocieristico a costa morena est tra distese di carbone , cemento , e centrali elettriche . Pensiamo a sfruttare la polifunzionalità naturale del nostro porto con idee coraggiose , semplici , efficaci e soprattutto veloci : ricordiamoci che il mondo continua a girare e non abbiamo tempo da perdere.
Stefano Carbonara