Non se ne parla molto di questo fenomeno, e a volte passa inosservato, anche se l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ne compila un database di casi di abbandono di navi e di marittimi; e, data l’importanza del ruolo fondamentale del trasporto marittimo, le cifre riportate da queste organizzazioni non descrivono appieno il fenomeno. Il problema dei marittimi abbandonati nei vari porti del mondo è un forte disagio umano e le Organizzazioni internazionali dovrebbero farsi carico.
Ogni caso di marittimo abbandonato, lontano da casa e senza i mezzi per tornare, è una storia individuale di difficoltà enorme e la reale portata del problema non è mai stata misurata con precisione. L’abbandono può accadere per una serie di ragioni diverse. Spesso è una decisione economica calcolata da un armatore sull’orlo della bancarotta, l’insolvenza o il sequestro-pignoramento della sua nave da parte dei creditori. In molti casi, le navi vengono abbandonate dopo essere state prima detenute da ispettori dello Stato di approdo e poi dichiarata insicura per quel sito portuale, sia per le persone che per l’ambiente.
E’ vero che la crisi mondiale, prima finanziaria e poi economica, ha colpito duramente alcuni operatori dello shipping, ma spesso sono stati gli equipaggi a sopportarne le peggiori conseguenze. Quando un equipaggio di una nave mercantile viene abbandonato in un porto straniero, si verificano delle situazioni di difficile gestione: riserva di carburante per i generatori che poi termina, scarsità di cibo e acqua. Spesso il proprietario (armatore) della nave non è rintracciabile per imputargli il rispetto del codice internazionale marittimo; altre volte si promettono risoluzioni che non potranno mantenere; a bordo, i marittimi non possono chiamare i propri familiari perché accorto di denari; e quando i tempi si allungano e non vengono pagati da mesi i salari guadagnati, la situazione diventa insostenibile per loro e per le loro famiglie.
La comunità internazionale sta lavorando ad un regolamento di tutela dei marittimi; l’ILO è impegnato a creare una rete di garanzia finanziaria obbligatoria per i marittimi abbandonati, eliminando in tal modo le procedure dell’abbandono di navi come “case-business” redditizio. Mentre si discute, il fenomeno si modifica a tal punto da generare casi di nuova definizione: “dismissione di navi e di equipaggi a costo zero”. Cioè, i creditori fanno porre sotto sequestro le navi e gli equipaggi vengono segregati a bordo, senza permesso di sbarco; in tal modo sono ostaggi del porto in cui si trovano senza alcun diritto, clandestini in quel Paese e disertori per quello natio. In Italia, sono presenti un buon numero navi sotto sequestro (fonte Inail circa 15) in vari porti e molte di loro sono bloccate da più di un anno.