Adriatic gateway: da porta europea a porta mediterranea

I traffici marittimi in Adriatico si stanno riprendendo e non solo nella parte settentrionale, ma in tutto il bacino di questo mare che sta diventando sempre più “cerniera” tra l’Europa e d i Paesi dell’est. Infatti, si stanno registrando nuove iniziative di collegamento dei vari porti dell’Adriatico, come , Ravenna, Ancona e Trieste. E’ una nuova vivacità portuale impegnata a riprendersi quella dimensione “marittima” che l’attuale crisi ha messo a dura prova e per lungo tempo.

Quindi “Adriatico” non solo come “gateway” nel quadro delle reti TEN e dei porti settentrionali, ma una vera porta lunga per l’intero bacino a servizio dell’Europa da tutto il Mediterraneo orientale. Ultimamente, questo progetto dal titolo “Adriatic Gateway” è stato illustrato a Roma presso il Ministero Infrastrutture e Trasporti; progetto inteso a mettere a punto lo sviluppo di un corridoio adriatico multimodale capace di attrarre flussi merceologici dal Mediterraneo Orientale e dal .

Per il direttore generale ministero Infrastrutture e Trasporti, DG Porti, Cosimo Caliendo, diventa importante per i porti dell’Alto Adriatico creare una rete di interscambio con i porti dell’area sud mediterranea e con i mercati del nord Europa; il riferimento è solo ai porti di Ancona, Ravenna, Venezia, Trieste e Koper. Ma l’obiettivo dovrebbe essere più ampio, visto che la RAM (Rete ), società in house del ministero Infrastrutture e Trasporti e che ha come azionista unico il ministero Economia e Finanze, promuove le autostrade del mare e tutte le azioni per favorirne lo sviluppo dell’intera rete e non per una parte di questa.

Proprio in questi giorni, la , società che sta investendo molto sia su navi che su short sea, ha inaugurato nuove linee adriatiche, come la Ravenna, Brindisi, Catania con servizio trisettimanale; mentre a dicembre, con la controllata prenderà il via la linea Trieste, Igoumenitsa, Patrasso, anche questa trisettimanale; quella di Ancona, Igoumenitsa, Patrasso rimarrà giornaliera, come pure quella di Brindisi, Igoumenitsa, Patrasso.

L’unico inconveniente rimane quello dei combustibili: se la UE introdurrà Ecosulfur 2015, normativa che obbligherà le navi ad utilizzare carburanti a basso tenore di zolfo e più costosi, metterebbe in crisi l’intero progetto. Infatti, oggi il fuel utilizzato dalle navi è  l’Ifo –Intermiedate fuel oil- e costa oltre 500 euro; inevitabilmente i costi del trasporto (bunker) aumenteranno ed alcune linee non potranno essere sopportate, spingendo sempre più tir sulla modalità strada con fattori di rischio per la sicurezza e per l’ambiente.