La compagnia italiana riduce il suo impegno per l’aeroporto del Salento penalizzando questo territorio; così, invece di aumentare l’offerta di voli ed integrare una mobilità regionale e nazionale, si sceglie una riduzione della spesa per l’azienda italiana quanto meno discutibile. Infatti, appena un mese addietro un comunicato stampa di Aeroporti di Puglia annunciava dati positivi per gli aeroporti pugliesi: “Nei primi sette mesi del 2012 i passeggeri arrivati e partiti dagli scali di Bari e Brindisi sono stati 3.401.300, a fronte dei 3.201.730 dello stesso periodo 2011, con un incremento del 6,2%.
Per l’aeroporto del Salento di Brindisi il consuntivo al 31 luglio scorso è stato di 1.212.049 passeggeri, ossia il +7,2% rispetto a 1.130.280 passeggeri dell’analogo periodo dello scorso anno. Il maggior incremento (+8,3%) è stato quello dei passeggeri di linea nazionale, passati dai 945.375 del 2011 a 1.023.778 nel 2012; meno marcato (+4,4%) l’incremento dei passeggeri di linea internazionale: 167.580 quelli dei primi sette mesi del 2011 a fronte dei 174.949 dell’anno in corso. In crescita del 6,1% i movimenti aeromobili, passati dai 9.719 del 2011 ai 10.309 del 2012.” Questo è quanto si leggeva! Oggi, invece si dà un allarme di un calo di traffico per cui Air One taglia i voli per Malpensa da Brindisi.
Quando si cresce si taglia? Una “economia di mercato” difficilmente da digerire, però facile da applicare quando si tratta di un territorio come quello di Brindisi. Ed allora, si omogeneizzano anche le scuole manageriali: la Fiat per una competizione con Volkswagen non investe in Italia; Alitalia e la sua new entry Air One, per una guerriglia con Lufthansa taglia le rotte; e quali? Naturalmente quelle dell’Aeroporto di Brindisi, anzi del Salento. Una “provincia” con due capoluoghi, un aeroporto con tre province, due autorità portuali con tre province e due mari: un territorio che non riesce ad offrire le sue migliori potenzialità.
Ancora una volta qualche default manageriale, sia a livello politico che tecnico, annuncia una perdita considerevole di traffico per l’aeroporto di Brindisi e solo per Brindisi! In compenso, però, invece di garantire una continuità territoriale italiana per una mobilità domestica, si da la possibilità per Brindisi e per tutto il Salento di raggiungere scali internazionali. Intanto, la Fiavet Puglia, la Federazione che associa agenzie di viaggi e tour operator, dovrebbe sensibilizzare tutti gli operatori per far fronte alla riduzione dei vettori aerei, senza compromettere il turismo per i prossimi anni e l’immagine del Salento italiano nel mondo.
Per il Ministro Passera si dovrà tagliare i rami secchi; il “Piano aeroporti”, documento messo a punto dal dicastero dello Sviluppo economico per ottimizzare il sistema nazionale degli scali aeroportuali. Il piano prevedrebbe, infatti, il taglio di circa la metà degli aeroporti esistenti, che passerebbero da 60 a poco più di 30. Questi ultimi dovrebbero essere suddivisi in gate intercontinentali, aeroporti strategici e scali primari. Le piccole infrastrutture dovranno contare, invece, sul sostegno degli enti locali per poter sopravvivere. Per Alitalia si apre un autunno con molte incognite; prima di tutto va risolto il problema Linate-Fiumicino; su questa rotta la compagnia dovrà cedere degli slot per dare spazio alla concorrenza; la scadenza prevista il 28 ottobre prossimo e per affrontare nuove sfide di tariffe e low cost, la flotta Alitalia si è portata a 155 aeromobili ed entro la fine del 2012 disporrà di 50 nuovi jet, completando la dismissione dei vecchi Md80 con la maggior parte di soldi pubblici.
Intanto a Brindisi, si parlerà di torre di controllo aereo a gestione militare, di cono di atterraggio in conflitto con il traffico portuale e di allungamento di piste: giusto per parlare di non parlare e lasciare lo status quo.