Il Senato della Repubblica Italiana, ieri, ha approvato il testo di legge di riforma della portualità italiana. “Forse è la volta buona” è stato il commento unanime di tutti gli operatori del cluster marittimo-portuale e della maggior parte degli esponenti politici. Ed allora, questo Governo, in questo breve spazio di legislatura, tra le diatribe pre-elettorali, ha dato un forte contributo per la risoluzione delle problematiche del settore portuale. Dopo un decennio di attese da parte del cluster marittimo e di tutta la portualità, finalmente passa una riforma in grado di rappresentare un settore importante per l’economia di tutto il Paese e foriero di sviluppo e di crescita.
Così, a conclusione del secondo giorno di esame dei disegni di legge 143, 263, 754 e 2403 in materia di riforma dell’ordinamento portuale, ieri l’assemblea del Senato della Repubblica con 248 voti favorevoli, nessuno contrario e nove astenuti ha approvato, con modifiche, il testo unificato dei disegni di legge proposto dall’ottava Commissione Lavori pubblici, comunicazioni che reca il titolo “Riforma della legislazione in materia portuale”. Il progetto di legge passa ora all’esame della Camera dei deputati.
Si spera ora che detta riforma possa finalmente trovare rapida attuazione, anche se alcuni decreti legge hanno anticipato pezzi della riforma, come la nuova disciplina in materia di dragaggi dei fondali portuali rendendo i nostri scali, se eseguiti, più competitivi accrescendone l’operatività. Come pure, sul versante della crescita sostenibile, è stata prevista una disposizione che attribuisce alle autorità portuali l’autonomia finanziaria (nel limite dell’1% dell’Iva prodotta nei porti) per una programmazione di sviluppo più fattibile; infatti, il Governo crede che in questo modo si possa sbloccare la realizzazione delle opere portuali.
Il Vice Ministro alle Infrastrutture ed ai Trasporti Ciaccia ha sottolineato che “Attraverso lo strumento della defiscalizzazione a favore delle società di progetto in alternativa alla ridotta disponibilità di risorse pubbliche che autonomamente non sarebbero state in grado di consentire una pianificazione di nuove opere infrastrutturali e di collegamento; come pure utilizzando i project bond per lo sviluppo infrastrutturale dei porti, se pur non costituiscono la soluzione definitiva, rappresentano un importante corollario all’implementazione normativa in corso”.
Ancora una volta, il Senato con questa legge intende garantire il patrimonio dello Stato senza cedere ad analisi che mirano a parcellizzare i porti della nostra penisola e si è risparmiato dal fare una graduatoria strategica (strategia quale?) delle rispettive autorità portuali (vedasi la salvaguardia dell’Autorità Portuale di Trapani). Frutto di un lavoro parlamentare lungo e condiviso – ha spiegato il relatore, il senatore Luigi Grillo (PdL) nel corso dei lavori – il provvedimento interviene sulla gestione, rafforzando i poteri delle Autorità Portuali, semplifica le procedure per l’approvazione del piano regolatore portuale e per il dragaggio dei fondali, modifica il regime delle concessioni per favorire gli investimenti privati, prevede la costituzione di sistemi logistico-portuali e istituisce un fondo di finanziamento delle connessioni intermodali.
Nelle dichiarazioni di voto finale sono stati sottolineati aspetti positivi e limiti della riforma. Il senatore Pardi (IdV) ha dichiarato l’astensione del gruppo lamentando l’esautoramento delle autonomie territoriali, l’indebolimento della procedura di valutazione ambientale, la rinuncia a correggere le distorsioni della concorrenza, la durata eccessiva delle concessioni. Il senatore Musso (UDC), che ha riconosciuto i progressi compiuti rispetto alla riforma del ’94, ha ravvisato nella scarsa autonomia finanziaria la debolezza principale del provvedimento. A causa di pressioni sindacali e preoccupazioni ambientali eccessive il legislatore avrebbe rinunciato a incidere sull’organizzazione del lavoro e sui servizi.
Anche il Senatore Tomaselli (PD) di Brindisi ha dato il proprio contributo a questa legge; l’intervento stenografico completo viene allegato. Alcuni passi significativi hanno sottolineato l’opportunità che la Regione Puglia con il suo sistema portuale potrà essere quella piattaforma logistica nel cuore del Mediterraneo: “Sono stati richiamati molti dati, e desidero richiamarne uno anch’io: nella rotta tra il Far East e l’Europa, il 65 per cento dei flussi dei container sono intercettati dai grandi porti del Nord Europa. Eppure i nostri sono porti molto più convenienti. Pensate, onorevoli colleghi: si risparmierebbero cinque giorni di navigazione, provenendo dal Far East, per raggiungere i mercati europei, se queste merci si fermassero nei nostri porti anziché nei porti del Nord Europa”. Ed ancora “Allo stesso modo bisogna andare verso l’integrazione.
Nella mia Regione, la Puglia – in cui sono presenti ben quattro autorità portuali e tre grandi porti, se così posso dire (Bari, Taranto e Brindisi) – è stato sottoscritto qualche mese fa un importante protocollo d’intesa che va proprio nella direzione di creare un unico sistema integrato della portualità pugliese. Analogamente, credo che bisognerebbe fare anche nel resto del Paese, puntando ad integrare i porti, valorizzando le specializzazioni e facendo in modo che la presenza di tante infrastrutture non sia più un elemento di debolezza, ma di forza”.
Un convinto voto favorevole al disegno di legge è stato annunciato da tutti i senatori del PD che hanno sollecitato il Governo a presentare un piano strategico per il sistema portuale e per la logistica integrata; Matteoli (PdL), ha ricordato i meriti del precedente Governo nell’affrontare le sfide legate all’inasprimento della concorrenza e ha sottolineato positivamente l’attenzione alle connessioni intermodali e alla nautica da diporto.
Abele Carruezzo