Dopo un periodo di stallo, è ripreso il processo ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone davanti ai giudici della Corte Suprema dell’India. Sia ieri 29 che oggi 30 agosto, gli avvocati dei marò italiani stanno portando avanti la strategia sull’applicabilità della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) alla nave Enrica Lexie, proprietà dei Fratelli D’Amato, per l’incidente del 15 febbraio scorso al largo ( molto al largo) delle coste del Kerala. I punti in contrasto riguardano l’articolo 97 di detta Convenzione: “concedere al paese a cui appartiene la bandiera della nave coinvolta in un incidente in alto mare il diritto di processare eventuali responsabili di reati che si trovano a bordo”.
L’altro punto importante per la difesa è che i marò godevano e godono di una immunità totale derivante dalla funzione di protezione della nave loro affidata dallo Stato Italiano. Invece, il legale dello Stato Indiano, rivendicando che si tratta di una morte di pescatori indiani che si trovavano a bordo di una unità indiana, in acque territoriali (sostanzialmente contigue, visto che i due paesi hanno ratificato la UNCLOS), sta rigettando tutte le azioni della difesa dei due marò puntando tutto sul concetto della “fattualità”.
Come si nota, si sta andando verso una giurisdizione passiva da parte del legale dello Stato Indiano; si aspetta ora le ultime battute di una arringa indiana che controbatte le impostazioni internazionali difendendo quelle proprie nazionali e soprattutto locali.