Quando si vuole evidenziare l’aspetto valoriale insito nel personale marittimo, nella sua professionalità e nelle sue competenze, si parla di risorse; e l’espressione “risorsa umana” significa fonte di vantaggio competitivo per una compagnia di navigazione e per quella particolare nave in navigazione. Quando affermiamo che la “risorsa umana” è la componente essenziale a garanzia di sicurezza del processo del trasporto marittimo, non diciamo solo parole; ma stiamo accettando che il trasporto marittimo è importante per ogni sistema economico di una regione; soprattutto, per reperire materie prime e fonti energetiche necessarie per il fabbisogno delle industrie presenti in quella regione.
Così, gli analisti affermano che occorre “efficienza dei trasporti” per rispondere alle esigenze effettive della mobilità delle persone e delle merci, non a quelle politiche con logiche di convenienza; “efficienza dei sistemi di trasporto” quali navi competitive per assicurare ambiente lavorativo degno di marittimi imbarcati e logisticamente organizzate per le varie tipologie di carico; “sicurezza” della navigazione coniugata nel rispetto dell’ambiente marino. Tutti, concordiamo, oggi, che un rischio nautico può causare un sinistro grave lungo la rotta di una nave per una percentuale alta dovuta al “fattore umano” che concatena gli eventi sia nel tempo che nello spazio.
Nel 1978, l’IMO introdusse la convenzione internazionale sull’addestramento professionale dei marittimi imbarcati: preparazione standard per conferire un livello minimo di preparazione professionale proprio in relazione sia alle categorie di lavoro a bordo che ai rischi connessi con il trasporto di tipologie di merci, pericolose e non. Ora l’Italia questa convenzione l’ha ratificata nel 1985 e trascorsi i cinque anni di sperimentazione, risulta valida a tutti gli effetti dal 1992. Ora, quando una nave giunge in un porto è sottoposta a controllo di Port State e fra i compiti di un ispettore PSC rientrano la verifica che i marittimi imbarcati siano dotati dei prescritti certificati e se siano rispettati i requisiti di Safe Manning, sicurezza equipaggi, dello Stato di Bandiera.
La domanda che oggi ci poniamo (a trent’anni dalla convenzione) è questa: gli istituti tecnici per i trasporti, con la preparazione generalista che offrono, rispondono agli obiettivi della convenzione internazionale? E’ facile dire che le competenze vanno certificate, ma “chi” controlla “chi” e “che cosa”? A volte è come insegnare l’analisi matematica a giovani che non conoscono le quattro operazioni fondamentali! Con una preparazione “generalista”, utile per colui che scegliendo il “nautico” non vorrà imbarcare, non può essere sufficiente per impiantare una formazione mirata per certificare capacità e competenze; necessita, perciò, una ri-modulazione in più ore per corsi STCW. Questo, gli Istituti di formazione per marittimi, a livello nazionale, lo hanno già evidenziato: è ora di finire di certificare gente di mare in un week-end.
Abele Carruezzo