Ne parlammo l’anno scorso di questo importante problema della “vita” di una nave: la sua demolizione. Finalmente la Commissione Europea ne ha tracciato le linee strategiche, portando a valutazione del Consiglio e del Parlamento della UE le nuove norme, più severe, che regoleranno la demolizione delle navi mercantili. Regole, che si sono rese necessarie per limitare quella pratica dello “spiaggiare” le navi lungo le coste dell’India, del Pakistan e del Bangladesh in cantieri in cui la sicurezza dei lavoratori ed il rispetto dell’ambiente sono optional.
Si calcola che ogni anno circa 600 navi arrivino in questi cantieri dove vengono smantellate pezzo per pezzo per separare il materiale riutilizzabile dal resto. Queste coste sono fra i luoghi più inquinati al mondo: rottami adagiati nel fango, aria annerita da un fumo denso irrespirabile ed operai per la maggioranza minorenni senza una minima protezione. Dopo circa venti anni di onorata navigazione, le navi iniziano ad affrontare le rotte della demolizione; in gergo marinaro (moderno) si dice che si “mandano al taglio”, tutto compreso: lamiere d’acciaio, materiali pericolosi contaminati da residui chimici, di petrolio, amianto, e strutture di arredo ed altro.
Mentre, l’International Maritime Organization (IMO), aspetta l’entrata in vigore della convenzione di Hong Kong del 2009, la UE , tramite la sua Commissione ha redatto le nuove norme che sicuramente entreranno in vigore all’inizio del 2014. Le nuove norme evidenziano il problema del “re-flagging”: le navi vengono registrate sotto bandiere di comodo (panamense, liberiana, altre) subito prima di essere vendute ai demolitori; in tal modo le navi sono sottratte al regime legislativo europeo. Con questa procedura legale, gli armatori europei riescono agevolmente ad aggirare la legislazione attualmente in vigore sulla spedizione internazionale e il trasporto di rifiuti (in cui vengono ricomprese anche le navi destinate alla demolizione), che vieta di vendere unità battenti bandiera di uno stato europeo a strutture di paesi extra-OCSE.
Le nuove norme, per evitare questo fenomeno, introdurranno una “lista-registro” per i demolitori autorizzati; gli armatori, dovranno predisporre per ogni nave un inventario di tutto il materiale pericoloso presente a bordo e richiedere alle Autorità Marittime di bandiera della nave il “certificato di inventario”, documento, che seguirà la nave per tutto il suo ciclo di vita. Prima della demolizione, l’armatore ne darà comunicazione alle autorità competenti ed avrà la responsabilità diretta di garantire che l’operazione avverrà in cantieri autorizzati. In questa maniera, si cercherà di mettere a regime una procedura che sta portando “lavoro” sporco con i finanziamenti pubblici che gli armatori chiedono per demolire le proprie navi.