Può sembrare un semplice accordo per cooperare con la Repubblica di Gibuti nella lotta alla pirateria somala del Mar Rosso e nell’Oceano Indiano. Questo è avvenuto due giorni addietro e la stampa locale gibutiana, dell’Eritrea, dell’Etiopia e non solo, ha dato molto risalto a questo “protocollo” firmato dal Governo italiano e quello di Gibuti. Questo accordo prevede nuove regole per la presenza di forze armate italiane a Gibuti e la definizione concordata circa lo “status” del personale militare e civile del Ministero della Difesa italiano.
Inoltre, la durata dell’accordo è di due anni, rinnovabili, ed oltre agli aspetti legati alla pirateria marittima, sono previsti programmi/progetti di cooperazione tra le Forze armate fra i due Paesi, con l’obiettivo di aumentare la capacità operativa dei militari di Gibuti con istruttori italiani. La piccola Repubblica di Gibuti, situata tra il Corno d’Africa e lo stretto di Bab el Mandeb, sbocco del Mar Rosso sull’Oceano Indiano , è strategicamente importante per la sua posizione geografica, al confine con la Somalia. Per questo, Gibuti (Djibouti) può rispondere a quel desiderio da parte dell’Italia di realizzare una “presenza” significativa proprio in Mar Rosso, tanto raccomandata dall’ex ministro La Russa del governo Berlusconi già dal 2010.
Proprio lo scorso 8 maggio 2012, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge n. 58 riguardante la partecipazione italiana alla missione di osservatori militari delle nazioni unite in Siria, di cui alla risoluzione 2043 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per la prima volta, sono state autorizzate dal provvedimento, per tutto il 2012, le spese relative alla partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite nella Repubblica del Sud Sudan denominata UNMISS (United Nations Mission in the Republic of South Sudan) e quelle relative alla cessione a titolo gratuito da parte del Ministero della difesa alle Forze armate della Repubblica di Gibuti di mezzi di trasporto e logistici, conseguenti all’attività di cooperazione con la Repubblica di Gibuti nel settore della difesa prevista dall’Accordo del 20 aprile 2002, ratificato con la legge 327 del 2003.
Gibuti, viene chiamata, dal punto di vista economico-marittimo, la “piccola Suez”, per via degli scambi commerciali tra l’Oriente e l’Africa; oggi, dopo aver conquistato pace e democrazia, il paese si apre ad un turismo sostenibile sia per il suo territorio che per la ricchezza del suo mare, con caratteristiche oceaniche e le peculiarità del Mar Rosso. Oggi, per il Ministero della Difesa italiana diventa importante l’essere presente con una “base”; attualmente a Gibuti sono presenti una base francese con una ristretta brigata, una base di Marines USA con un battaglione ed una squadra navale NATO multinazionale per garantire sicurezza contro la pirateria somala mediante un corridoio navale protetto.
Al momento è dato solo intendere che la presenza italiana a Gibuti ha solo lo scopo di combattere la pirateria; speriamo che non sia invece occasione solo per missioni di militari e civili per riferire il “cosa”, vista la scarsità di progetti economici e di partenariato fra imprese italiane e gibutiane; senza considerare la ristrettezza economica che l’Italia attraversa e le promesse di revisione della spesa pubblica.