Il Gruppo partenopeo risponde alle critiche per la vicenda dei fusti dispersi a largo dell’isola di Gorgona Napoli (7 Giugno 2012). Il Gruppo Grimaldi, armatore della suddetta nave, desidera fare alcune precisazioni.
Massima serietà ed impegno hanno caratterizzato il modus operandi del Gruppo in tutte le diverse fasi di questa vicenda, dall’incidente fino alle operazioni di individuazione e recupero del materiale disperso. Appena resosi conto dell’incidente, il comandante della nave Eurocargo Venezia ha immediatamente provveduto ad avvertire via radio le autorità marittime di Livorno dell’accaduto.
Sin dai primi giorni successivi all’incidente, il Gruppo Grimaldi si è mobilitato per varare un piano di individuazione e recupero del materiale caduto a mare, in stretta collaborazione con le autorità civili e marittime, le quali hanno agito
con zelo ed alta professionalità durante tutte le fasi di questa vicenda.
In seguito all’approvazione da parte delle autorità marittime dei piani di individuazione e recupero del materiale disperso varati dal Gruppo, le operazioni di individuazione sono immediatamente iniziate, hanno avuto una durata di oltre due mesi ed hanno permesso di localizzare 96 fusti, oltre ai due semirimorchi caduti a mare. Con l’intento di localizzare i rimanenti fusti, le operazioni di ricerca sono proseguite, di concerto con le autorità marittime, ben oltre l’area dove essi sono stati ritrovati (ad una profondità di circa 450 metri), prolungandosi fino a 20 miglia ad Ovest della costa della Gorgona e fino a fondali di 1.000 metri.
Dopo la fase di individuazione dei 96 fusti, lo scorso 4 Giugno si è passati alla fase di recupero, resasi possibile solo ora, essendo subordinata ai tempi tecnici necessari per la costruzione e certificazione di speciali cassoni dove depositare i fusti durante la fase di recupero. Il Gruppo Grimaldi, contrariamente a quanto affermato da alcuni mezzi di stampa, ha quindi dimostrato grande senso di responsabilità e di urgenza nei confronti della collettività, impegnandosi ad individuare e recuperare il materiale disperso a mare.
L’impegno profuso a tal fine non appare in alcun modo discutibile. L’etica professionale e la politica ambientale del Gruppo Grimaldi (primo operatore marittimo italiano ad aver ottenuto la certificazione ISO 14001) hanno portato alle azioni che sono sotto l’occhio di tutti, tutt’altro che criticabili, se si considera quanti materiali di vario genere e pericolosità risultano dispersi in mare, e spesso in aree protette, senza che nessuno si sia mai fatto avanti per il recupero.
I tempi impiegati sono assolutamente in linea con l’enorme complessità tecnica delle operazioni, che certamente non sono così semplici come recuperare una penna caduta sotto il tavolo, considerate anche le difficoltà di scelta degli operatori specializzati nel settore, già pochi e impegnati per la concomitante tragedia della Costa Concordia.
Per quello che riguarda l’eventuale tossicità del prodotto contenuto nei fusti, il Gruppo Grimaldi desidera ribadire che l’area interessata dalla loro presenza è stata monitorata più volte con rilievi di colonne d’acqua e sedimenti, i cui risultati, condivisi con gli organi istituzionali, non hanno mostrato mai valori differenti nei contenuti ionici rispetto alle aree di mare non contaminate: ad oggi non vi è prova alcuna di inquinamento, come dimostrano anche le battute di pesca e le analisi sul pescato fatte con frequenza mensile.
Ciononostante, ad oggi, l’investimento complessivo del Gruppo nell’operazione di ricerca e recupero supera i € 6.000.000 (circa 12 miliardi delle vecchie lire), cifra di assoluto rilievo. E’ la prima volta nella storia della navigazione in Mediterraneo che un armatore mette a disposizione mezzi e risorse, affrontando costi ingenti per una tale operazione, sicuramente estremamente complessa.
In questa vicenda il Gruppo Grimaldi ha agito ed agisce sempre con piena trasparenza e senso di responsabilità. Affermazioni errate come quelle apparse su alcuni organi di stampa in queste ultime settimane sono quindi da ritenere profondamente ingiuste nei confronti di un Gruppo che si è sempre impegnato, attraverso ingenti investimenti in navi tecnologicamente all’avanguardia e tecnologia pulita, nella difesa dell’ambiente.