L’Accademia Italiana Marina Mercantile, insieme alla sua Fondazione, ha preso una “rollata” non per il mare agitato, ma forse per le scarse risorse economiche: ha emesso un bando di gara per addestrare circa 80 suoi allievi ai corsi professionali fondamentali e più importanti, stanziando solo 40.000 euro (iva inclusa e soggetta a “ribasso d’asta”).
Il bando è stato inviato a quasi tutti gli enti riconosciuti dal Ministero Infrastrutture e Trasporti e riguardano i corsi di Bridge resource– ECDIS operator course- Familiarizzazione petroliere, chimichiere e gasiere- Sicurezza su petroliere, chimichiere e gasiere- Rsk assessment-Ship Safety Officer; il tutto a quasi seimilaeseicentoeuro a corso.
Ed allora, come è possibile che in Italia, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto esercita un controllo tecnico-amministrativo meticoloso sulle strutture per la formazione di tutti gli enti accreditati, e poi permette ad altri centri (mi auguro nessuno) a formare allievi dell’Accademia a quel prezzo? (circa 90 euro ad allievo, quasi quanto costano quattro ore di matematica). Forse interessati solo al costo cartaceo del certificato!
Era questo il progetto del Ministero della Pubblica Istruzione, anni addietro, per liceizzare al massimo gli Istituti Tecnico Nautici, permettendo a “centri” di formazione (per la verità troppi in Italia) di certificare le abilità marittime e marinare dell’Italia dei navigatori? Oppure l’Accademia, cosi come è nata, aveva ed ha solo l’obiettivo di essere un “super nautico” per cattedre di amici?
E se è vero che molte compagnie di navigazione hanno a loro interno centri per la formazione dei propri naviganti, perché gli incidenti a mare sono aumentati? Oppure “insegnare” è diventato solo un fatto “tecnico”? La passione per il lavoro a mare chi lo insegna? Forse è giunto il momento di approfondire le problematiche inerenti l’istruzione e la formazione professionale marittima in Italia.
Pensare un iter tecnico-nautico mirato, seguito da un sistema territoriale italiano di “accademia del mare”, legato all’Università, dove i docenti, comandanti e direttori di macchina vengono scelti per i meriti e non per appartenenza al “grillo parlante”; la tipologia dell’accademia “repubblica di…” non può reggere senza risorse economiche adeguate; e soprattutto se il nostro Governo non è interessato a questo settore come trainante lo sviluppo economico e sociale delle marine italiane.
Il Regno Unito per la formazione dei propri marittimi ha stanziato 12 milioni di sterline per il periodo 2012-15, a dimostrazione di quanto sia importante la preparazione professionale sia dei marittimi comuni che degli ufficiali britannici.
Abele Carruezzo