Nei giorni immediatamente successivi alla riunione dell’ultimo Comitato Portuale ho notato, inizialmente con un certo distacco, un susseguirsi di dichiarazioni, commenti e giudizi da parte dei più che si sono affannati ad esprimere il proprio disappunto e la propria amarezza nell’aver appreso che la bagarre tanto auspicata non è avvenuta. Alcuni commenti rispettabili e coerenti anche rispetto a posizioni assunte, altri meno.
Mi rendo conto dello stato di frustrazione creato dall’atteggiamento di superiorità di chi, come in alcuni casi l’Autorità Portuale, non recepisce forti segnali di malcontento ed invece di operare attivando misure necessarie attraverso rapporti e raffronti costruttivi opera con atteggiamenti che sfiorano l’arroganza; mi rendo conto che chi ha sperato che forse qualcuno ‘lassù’ si fosse reso conto delle incredibili incongruenze di questo porto e dei poteri che lo governano oggi non può accettare nuovamente uno stato di rassegnazione.
Tutto questo alimenta una voglia di assistere alle ‘mazzate’ a tutti i livelli e crea in alcuni una sorta di perversa curiosità e in altri la speranza che la mischia rimetta tutto e tutti in gioco.
Personalmente non mi presto ad alcun tipo di strumentalizzazione, ma quando si parla di mancanza di coerenza sento forte la necessità di dover fare alcune precisazioni.
Mi onoro di rappresentare la mia categoria in quel comitato portuale che qualche giorno fa ha recepito la volontà del Presidente Haralambides che ha individuato in Nicola Del Nobile la figura del suo Segretario Generale. E faccio parte della stessa categoria che ha criticato l’Autorità Portuale, l’ho fatto anche personalmente e pubblicamente per alcune scelte e posizioni che ancora oggi non condivido e continuerò a farlo se lo riterrò opportuno e giusto.
Ma tutto questo nulla ha a che vedere con quanto accaduto. Innanzi tutto sono dell’idea che la legge che regola le autorità portuali abbia la necessità di una revisione urgente perché non è concepibile che il mio voto (non voglio parlare di altre categorie) abbia lo stesso peso politico del voto di una istituzione quale il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio o la Regione. E’ quindi forte la consapevolezza della responsabilità che mi è stata affidata e per questo cerco sempre di adottare il buon senso e la buona fede nelle mie azioni.
Lo faccio con l’onestà morale che mi appartiene e convocando l’associazione che rappresento prima di ogni comitato per una condivisione democratica e allargata delle decisioni da adottare, come è anche accaduto in questa occasione.
Nel caso del Segretario Generale, è bene precisare che come previsto dalla legge, egli è stato proposto dal Presidente che individua la figura che ritiene valida, e la sottopone al Comitato che ha la responsabilità di ratificare o meno tale scelta.
Nei giorni precedenti il Comitato si era paventata l’ipotesi di richiedere al Prof Haralambides di attendere, per motivi di opportunità, l’espressione del TAR (prevista per fine maggio) rispetto alla legittimità della propria nomina di presidente, anziché nominare oggi per i prossimi 4 anni un segretario da lui individuato. Questo creerebbe imbarazzi in un ipotetico nuovo presidente che si ritroverebbe un segretario individuato dal suo predecessore.
Questa ipotesi è poi stata scartata in quanto la legge prevede che ‘il segretario può essere rimosso in qualsiasi momento dall’incarico su proposta del presidente con delibera del Comitato’. In poche parole, se dovesse arrivare un nuovo presidente e volesse nominare un segretario differente dal Dott. Del Nobile, la legge gli consentirebbe di farlo, sempre che il Dott. Del Nobile non decidesse egli stesso di dimettersi.
La tempistica del ricorso al TAR inoltre, tra sicuri ulteriori ricorsi al consiglio di stato, tempi di attesa per le successive udienze e per le sentenze e soste estive, porterebbe ad una conclusione che rischia di arrivare a gennaio del 2013.
Obiettivamente mi ha colpito un particolare senso di buonismo nelle espressioni di voto da parte di alcuni membri che fino a qualche giorno prima avevano manifestato molte perplessità, ma a prescindere dalle singole posizioni e così come ho dichiarato nel mio intervento, credo che sia necessario e dovuto un atto di responsabilità, recependo il senso della legge che lascia un completo potere decisionale al presidente su quella che egli ritiene essere la scelta migliore per il suo primo collaboratore, evitando un rischio di paralisi dell’ente, un isolamento della categoria e per non rischiare di assumere posizioni aprioristiche e strumentali.
Foto: Simone Rella