Si raggiunge all’alba, negli stessi giorni il peschereccio; si esce in mare e si calano le reti speranzose e abbondanti di pesci; si rientra e si fa mercato; tutti insieme, devono rispettare i turni di “ferma”, cioè il sabato, la domenica e le feste comandate. Quasi una “monotonia”, oggi non di moda e che contrasta il lavoro documentale che la UE sta producendo in tema di pesca.
Una comunicazione di Federpesca fa notare che la parola “pesca” in tutti i documenti delle istituzioni europee, in questi ultimi mesi, ha raggiunto il record di 100 documenti: trend positivo degli eurocrati rispetto a quello negativo del settore. Dopo le contestazioni della settimana scorsa, i problemi rimangono tutti.
Dal prezzo del gasolio tra i più alti d’Europa, con una burocrazia divenuta insopportabile, un mercato ittico dove confluiscono tutti ed impossibilitato a competere con le importazioni da Paesi extracomunitari, liberi da oneri impropri che invece la nostra marineria da pesca deve sopportare.
Settore, quello delle imprese di pesca , che sta soffrendo l’incidenza del costo del carburante sul monte spese aziendale, in modo differente dalle altre imprese; infatti per la pesca l’onere non è possibile scaricarlo lungo gli altri anelli della filiera in quanto complessi e disomogenei.
Si potrebbero attuare delle “liberalizzazioni”, come da sindacati ed associazioni di pesca invocano; come il sistema del rifornimento dei carburanti per motopesca che potrebbe avvenire sia a mezzo pompa che mediante autobotte; naturalmente dopo aver rimosso gli ostacoli, che una simile operazione in area portuale implica; osservando certamente gli standard di sicurezza che vanno definiti unitamente a prezzi competitivi per il bunkeraggio da autobotte.
In questo campo, le varie Autorità portuali, dovrebbero farsi carico, nei confronti del Governo, di snellire le procedure di concessione demaniale e le relative autorizzazioni doganali per l’apertura di nuovi impianti di distribuzione carburanti nei porti. Pensiamo anche al campo dei carburanti alternativi e dei sistemi di propulsione ibrida, vista l’evoluzione tecnologica dei nostri cantieri in tema di costruzione sia navale che meccanica.
Senza trascurare il vincolo ambientale per l’equilibrio tra le cattura e la conservazione degli stock ittici; gli ultimi dati di cattura e di sforzo pubblicati registrano una situazione non molto rosea per la pesca italiana. Infatti, nell’ultimo periodo la flotta italiana ha subito una riduzione di circa il 30% della stazza in attuazione della misura di arresto definitivo, con una forte contrazione degli occupati in una misura compresa tra il 25 ed il 30% circa (dati federpesca).
Due provvedimenti obbligatori stanno rendendo difficile questo comparto: Regolamento comunitario sui Controlli e le Misure tecniche della pesca nel Mediterraneo. Ci riferiamo all’istituzione della “licenza a punti” e l’installazione dell’apparato satellitare di controllo, cioè il electronic log book. Quest’ultimo strumento segue quello precedente della blu-box , interessante per una politica europea di safety, raccomandata dall’IMO Solas, ma non garantisce certo lo sviluppo del settore, soprattutto per le piccole imprese da pesca che non reggeranno una competitività altamente tecnologica.
Quindi, tracciabilità, pesatura a bordo del pescato, mercato ed altro che determina un aumento delle incombenze per le imprese di pesca con un aggravio di costi. Sempre, Federpesca ha calcolato un bilancio annuo di spese: 5.500 euro per blu-box e log-book elettronico, tra costo, gestione e manutenzione degli apparati ed impiego del personale di bordo; 60.000 euro che per rigidità del sistema gestionale, commercio e mercato; 12.000 euro per l’elevato costo del gasolio.
Di fronte a tutto questo, la categoria degli armatori di pesca, ufficiali e marinai imbarcati si sono autoconvocati in assemblea permanente nelle sedi delle varie marinerie, per attirare l’attenzione del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania e di tutto il Governo, per soluzioni praticabili e ritornare a pescare nei mari italiani.
Abele Carruezzo