Dopo dieci mesi in mano ai pirati e a quasi un mese dalla loro liberazione, stamattina l’equipaggio della Savina Caylyn è tornato in Italia. Per tutti ha parlato il comandante, Giuseppe Lubrano Lavadera: «È finito un incubo». E poi, «ancora una volta hanno vinto l’amore sull’odio, la vita sulla morte».
Era l’8 febbraio scorso quando alle 5.30, ora italiana, la nave della società armatrice D’Amato fu attaccata mentre era in navigazione nell’Oceano Indiano con cinque italiani a bordo e 17 indiani. Da allora iniziarono i dieci mesi di angoscia e paura. «I pirati erano molto agguerriti, era un gruppo efferato e crudele e per questo c’è voluto così tanto tempo – ha raccontato oggi al suo arrivo il comandante Lubrano Lavadera -.
Abbiamo avuto tanta paura, la notte era un’angoscia. Dai pirati, nella prima parte della prigionia, siamo stati trattati abbastanza bene, decentemente. Invece dopo 5-6 mesi ci sono stati dei problemi legati alla scarsità di combustibile sulla nave, i rapporti si sono deteriorati e via via interrotti, hanno fatto tanta pressione su noi italiani e meno sui 17 indiani».
I dettagli, certo, non li riferisce, «c’è un procedimento penale in corso e saranno al vaglio della magistratura». «Il mio impegno era quello di riportare l’equipaggio a casa, avevo una grande responsabilità nei confronti delle loro famiglie; ci sono riuscito, ne sono felice, il mio cuore è oggi pieno di gioia», ha aggiunto.
Ed oggi tutti, ma proprio tutti, avevano voglia di festeggiare il ritorno del comandante come di Crescenzo Guardascione, terzo ufficiale di coperta, entrambi di Procida, Gianmaria Cesaro, allievo di coperta, Antonio Verrecchia, direttore di macchina, ed Eugenio Bon, primo ufficiale di coperta. Bon, rientrato a Trieste, ha detto: «Sono stanco, distrutto ma felice di essere a casa. È stata una esperienza traumatica in tanti momenti. Penso che tornerò a navigare perche questo è il mestiere che ho scelto».
A Procida in duemila, sul porto, hanno atteso il capitano Lubrano Lavadera e il terzo ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione. Più volte i cittadini di Procida sono scesi in piazza, nei dieci mesi di prigionia, tra cortei e fiaccolate per chiedere il loro ritorno a casa. A Piano di Sorrento, stessa scena. Niente festa in paese, la famiglia ha chiesto così. Tra i marinai, Gianmaria Cesaro, allievo di coperta, è apparso molto dimagrito.