È terminato oggi, senza blitz né pagamento di riscatto, come hanno sottolineato dalla compagnia di navigazione, l’incubo della Savina Caylin.
L’attacco alla nave della società armatrice D’Amato avvenne alle 5,30 (ora italiana) dell’8 febbraio scorso mentre era in navigazione nell’Oceano Indiano con cinque italiani a bordo e 17 indiani.
Più di dieci lunghi mesi di angoscia e di trepidazione, un’attesa lunghissima per i familiari dei marittimi italiani che non hanno mai smesso di sollecitare la liberazione degli ostaggi. Ad attaccare la nave cinque pirati, a bordo di un barchino. Il primo contatto tre giorni dopo.
A chiamare fu Giuseppe Lubrano Lavadera, rassicurando sulle condizioni fisiche dell’equipaggio. I cinque italiani dell’equipaggio sono Antonio Verrecchia di Gaeta (Lt), Giuseppe Lubrano Lavadera e Crescenzo Guardascione di Procida, Gianmarco Cesaro di Piano di Sorrento e Eugenio Bon di Trieste).
La nave, che nel frattempo proseguì la navigazione verso le coste somale, venne ‘monitoratà dai satelliti italiani del programma Cosmo SkyMed. La prima immagine Cosmo-SkyMed fu acquisita il 9 febbraio alle ore 14:44 ora italiana; una seconda acquisizione è stata fatta oggi alle 03:17. Negli stessi giorni la Procura di Roma aprì un fascicolo di inchiesta.
La prima richiesta di riscatto da parte dei pirati fu avanzata lo scorso 16 maggio: notizia che gettò nello sconforto i familiari dei cinque marittimi italiani. Poi lunghi mesi di silenzio seguiti dagli appelli lanciati sui giornali a fare presto. Ad agosto le prime manifestazioni di solidarietà per i marittimi. Una fiaccolata il 13 agosto a Procida.
Per la liberazione dei marittimi della Savina, ma anche di quelli della ‘Rosalia D’Amato, si pregò anche durante la cerimonia per il miracolo di San Gennaro – lo scorso 19 settembre – quando una delegazione dei marittimi campani incontro il cardinale Crescenzio Sepe. Il 25 ottobre scorso Antonio Verrecchia e Eugenio Bon lanciarono un appello telefonando al sito «Libero Report».
A riaccendere le speranze è stata nei giorni scorsi la liberazione della «Rosalia D’Amato», un altro cargo italiano finito nelle mani dei pirati. «Non è stato pagato alcun riscatto né ci sono stati blitz». Lo fa sapere la Compagnia Fratelli D’Amato Navigazione, in merito alla liberazione della petroliera.
«Siamo felici della bella notizia – fanno sapere – ma saremo pienamente soddisfatti solo quando il mostro equipaggio sarà in acque sicure». Al momento, spiegano, la petroliera è «ancora in acque somale, bastano 30 miglia per entrare in acque internazionali».
Il governo italiano ha «evitato qualsiasi azione di tipo militare» per garantire la sicurezza dei 5 italiani membri dell’equipaggio della Savina Caylyn, e non ha «mai contemplato» l’ipotesi di una «trattativa con i pirati» o il «pagamento di riscatti» per la liberazione della nave. Lo si legge in una nota della Farnesina.
Francesca Cuomo