Non solo sequestro di navi, equipaggio e di carico; ma anche trasferimenti virtuali di container hanno il dono di essere presenti a bordo di più navi e su piazzali di più terminal portuali.
L’International Maritime Bureau (IMB) ha individuato una serie di “bill of lading” (polizza di carico) sospette per le spedizioni di container per la Nigeria. Può sembrare strano, ma questa evenienza ha il sapore di trasferire merce già arrivata a destino molto tempo prima.
Le spedizioni, tutti container, riguardavano quantità di prodotti destinati al consumo e dovevano essere spediti in Lagos. Le polizze di carico si riferivano a carichi trasportati da navi (vettori) e timbrate con loghi delle rispettive compagnie di linea. Sostanzialmente, le spedizioni erano avvenute circa tre mesi prima con le giuste navi e di quelle compagnie, ma le polizze avevano date posteriori.
Ricordiamo che le polizze, sono documenti finanziario/economici che rappresentano a tutti gli effetti la merce; in questo caso, si tratta di documentazione falsa e quindi atti di “pirateria” commerciale. E’ risaputo che compagnie di navigazione possono mettere a disposizione delle merci degli slot su navi e su determinate rotte: una nave di una compagnia può effettuare una spedizione per conto di un’altra; in questo caso, la polizza da emettersi sarebbe quella del vettore presso il quale la merce è stata prenotata.
Oggi, però i controlli sono efficaci, in quanto i container possono essere riconosciuti tramite il loro “codice a barre” e quindi si può identificare il vettore fisico che ha operato il trasferimento. In questi ultimi mesi, l’IMB, con i suoi ispettori, ha smascherato i vettori presunti, riportando alla ribalta questi fenomeni di pirateria commerciale: “trarre vantaggio economico in regime di credito documentario”.
Questi recenti fatti, obbligheranno le banche a fare controlli più approfonditi verificando le informazioni corrette per le spedizioni di container giusti ai terminal prima dell’imbarco su navi.
Foto: Simone Rella